STORIA DEL PALIO: LE CARRIERE ALLA ROMANA

News inserita il 20-03-2017 - Palio - Rubrica Storia del Palio

Disputate tra il 1874 ed il 1901, la prima fu corsa in Fortezza.

Nei primi anni ’70 del 1800 fu fondata a Siena la Società delle Feste che aveva tra i suoi compiti quello di organizzare nell’occasione delle festività dell’Assunta degli spettacoli paralleli alla tradizionale corsa del Palio, al fine di  richiamare in città un maggior numero di “forestieri”. Furono così ripristinate, anche se per pochi anni le carriere alla lunga, si disputarono addirittura, con scarso successo, le corse al trotto in Piazza d’Armi, ma la novità che suscitò, almeno inizialmente, maggiore interesse fu quella relativa alle carriere alla romana, che consistevano nel far correre 9 contrade (divenute successivamente 12) precedentemente sorteggiate tra quelle che avevano dato il consenso a partecipare, in 3 batterie, le cui vincitrici disputavano successivamente la finale, mentre le altre si sfidavano in una corsa di consolazione. La vincitrice della finale si aggiudicava un drappellone ed una somma di denaro, che spettava pure alla contrada vittoriosa della consolazione.

Dal 1874 al 1901 furono organizzate 7 carriere alla romana, la prima delle quali fu corsa nel piazzale interno della Fortezza, poiché si temeva che questa nuova formula potesse essere vista come una sorta di “offesa” al Palio vero. Come nel Palio “vero” i cavalli venivano assegnati per sorteggio ed i fantini scelti dalle contrade, ma rispetto alla tradizione non si disputavano le prove e non si svolgeva nemmeno il corteo storico precedente la corsa. La prima edizione fu vinta dall’Oca con il fantino Girocche che si aggiudicò così il cencio raffigurante lo stemma della Società delle Feste (una Lupa romana con uno dei gemelli che reca una banderuola con scritto “la spiego allorché la mia gente fa festa”), ma priva di immagini religiose. Il gran successo della carriera spinse gli organizzatori a ripetere l’iniziativa, chiedendo però al Comune l’utilizzo della Piazza del Campo in quanto la Fortezza non era idonea ad ospitare tale evento. L’autorizzazione fu concessa ed il 17 agosto 1875 trionfò nel Campo il Nicchio, ancora con il fantino Girocche, mentre la consolazione fu vinta dalla Giraffa con Barbone. Il terzo Palio alla romana è datato 1876 ed in questo caso riportò la vittoria la Lupa con Leggerino, che batté in finale Istrice e Onda, mentre la Selva con Nula si aggiudicò la consolazione. L’entusiasmo originario nei confronti di questo nuovo tipo di corsa si spense ben presto e per trovare un'altra corsa alla romana occorre andare al 1890, quando vinse l’Oca con il cavallo Carbonello ed il fantino Pirrino. Buriano per il Leocorno giunse primo nella consolazione. L’anno successivo ancora Fontebranda in trionfo, stavolta con Tabarre su Farfallina. Più spettacolare fu la consolazione che vide primeggiare Pirrino nella Civetta dopo una lunga lotta a suon di nerbate con Fiammifero nella Giraffa. Da segnalare come questa fu la prima corsa alla romana con 12 contrade partecipanti. Il sesto Palio alla romana fu organizzato il 18 agosto 1894 per festeggiare la riapertura al culto della Basilica di S. Francesco, ed ebbe un esito tumultuoso. Andarono in finale Bruco, Oca e Lupa. L’Oca condusse per tre giri, venendo poi raggiunta dalla Lupa il cui fantino Scansino cadde all’ultimo S. Martino. Passò nuovamente in testa l’Oca, ma per tenere sotto nerbo lo scosso questa perse velocità e fu beffata proprio sul bandierino dal Bruco con Fiammifero su Belfortina, come testimonia il disegno riportato nella foto in alto. Il dopo corsa fu incandescente con tutti e tre i popoli che reclamavano il cencio che fu consegnato ai brucaioli solo dopo la disputa della consolazione, vinta dal Nicchio con Massimino I. Ma le polemiche non si placarono subito ed i contradaioli del Bruco dovettero addirittura essere scortati dai carabinieri fino al rione. Lo schieramento di forza pubblica come scorta dei vincitori non impedì però ad un ocaiolo inferocito di afferrare il drappellone, staccarlo dall’asta e lacerarne un lembo. La settima ed ultima carriera alla romana fu corsa il 18 agosto 1901 e si concluse senza un vincitore. La prima batteria vide la vittoria del Montone con Bozzetto, la seconda della Lupa con Massimino I, la terza dell’Oca con Pallino. Da notare come la seconda batteria fu disputata solo da due contrade in quanto durante una mossa falsa il fantino dell’Istrice Momo cadde, infortunandosi seriamente, e la stessa sorte toccò a quello della Giraffa Gaggia che volò addosso ad un palco nel tentativo di richiamare il proprio barbero. Quando Oca, Montone e Lupa furono alla mossa per la finale accadde l’episodio saliente della carriera. Il mossiere Leonildo Fabbrini, diede il segnale del via con la bandiera ma incredibilmente si dimenticò di sganciare il canape, provocando la caduta di Massimino e di Bozzetto che rimasero feriti a terra. Ciò scatenò l’ira dei contradaioli nei confronti del mossiere, ritenuto reo di favorire la contrada di Fontebranda. La folla cominciò così a sfilare gli stecconati e ad invadere la pista in segno di protesta. La corsa fu così definitivamente annullata e fu deciso di non riproporla più negli anni a seguire. Successivamente il Comune riconobbe la validità delle vittorie riportate in tali corse che sarebbero dovute quindi rientrare negli elenchi ufficiali delle vittorie. Non furono conteggiate invece le corse di consolazione e neppure la carriera del 1874 in quanto disputata in un luogo diverso rispetto al Campo.

Davide Donnini

Foto tratta da www.ilpalio.org

 

 

 

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