STORIA DEL PALIO: LA MOSSA

News inserita il 06-02-2017 - Palio - Rubrica Storia del Palio

Le modifiche ottocentesche al meccanismo di partenza della carriera.

 

L’800 fu un secolo di grandi innovazioni per ciò che riguarda la mossa che in quegli anni era divenuta ingestibile a causa delle sempre più crescenti intemperanze dei fantini. Il primo esperimento adottato fu quello datato 1834 ed inventato dal conte Bicchi Borghesi per far cadere il canape senza l’ausilio degli uomini. Il canape veniva teso mediante un argano a forma di stella, simile a quello attualmente utilizzato, ed agganciato ad un rudimentale verrocchio dentro il quale si trovava una molla che, una volta azionata, faceva cadere di colpo la grande fune e contemporaneamente un mantice dava aria ad una tromba il cui suono sanciva la validità della mossa.

Il meccanismo, costato 475 lire fu però accantonato ben presto poiché ritenuto poco pratico. Come abbiamo anticipato all’inizio, la mossa era da tempo teatro delle più grosse sregolatezze da parte dei fantini, che spesso e volentieri davano luogo a polemiche, contestazioni e disordini tra contradaioli. Confusioni notevoli sorsero ad esempio il 16 agosto 1863. La prima mossa fu annullata a furor di popolo in quanto il Leocorno era rimasto fermo e l’Oca era caduta; il secondo tentativo vide invece 8 contrade rimanere ferme. Anche in questo caso le proteste della folla furono determinanti per l’invalidamento della partenza. Torre e Nicchio, le uniche due contrade che erano partite ritenendo valida la mossa, ritirarono i loro cavalli, ed a loro si unirono successivamente anche le altre contrade. Il giorno seguente il Comune si rifiutò di far ricorrere la carriera, sostenendo che le contrade avevano, volontariamente e contro ogni regola, abbandonato il Campo, ed il drappellone, riportato nel Palazzo comunale, fu ritrovato nel 1979 arrotolato negli archivi. Per limitare certi episodi furono escogitati vari rimedi tra i quali l’installazione di un cancello all’altezza del Casato, da chiudere al passaggio delle contrade e da riaprire una volta dato il via, in modo da delimitare lo spazio a disposizione per le contrade, ma tutti questi correttivi risultarono inefficaci. Occorre ricordare come in quel periodo la mossa veniva data in un modo particolare: cavalli e fantini venivano accompagnati dall’Entrone fino alla zona della mossa dove li aspettava il canape teso. Ad un cenno dei giudici della mossa il canape veniva calato e la corsa aveva inizio. Ma spesso i fantini anticipavano la volontà dei giudici, come nel luglio 1867, quando la mossa fu forzata con conseguenze gravi per alcuni fantini e letali per due cavalli. L’anno successivo, un’ennesima forzatura provocò la caduta di due fantini. Pietrino, che correva nell’Onda, partì da solo al galoppo compiendo i giri canonici, favorito anche dal fatto che il mortaretto non scoppiò. Gli ondaioli si riversarono in pista ed uscirono di Piazza festanti, ma senza il cencio, che fu consegnato loro solo dopo due giorni di forti discussioni con le autorità. Problemi ben più gravi si ebbero nel 1877. Nella prima mossa caddero nove fantini, nella seconda in cinque restarono fermi. L’Oca, ritenendo la partenza valida ed ignorando il mortaretto, che stavolta era stato veramente azionato, compì i tre giri. Gli ocaioli cominciarono a reclamare il Palio e, mentre le autorità decisero di invalidare la corsa e di far tornare al canape le contrade, il fantino di Fontebranda fu portato via da Piazza ed il cavallo condotto scosso alla mossa. Le polemiche non si placarono, e l’arrivo dell’oscurità provocò il rinvio della carriera, che il giorno seguente fu definitivamente annullata per motivi di ordine pubblico dietro ordine della Regia Prefettura, ed il drappellone non assegnato fu riutilizzato nel 1878 aggiungendo una I alla data in numeri romani. Il caos regnava quindi sovrano e urgevano correttivi immediati prima che la situazione diventasse insostenibile. In un primo momento fu deciso di togliere il canape, sostituendolo con un semplice nastro, ma così facendo le partenze false si moltiplicarono e le contestazioni non diminuirono, tant’è che nel 1879 i giudici della mossa, dopo due tentativi andati a vuoto, e di fronte alle crescenti scorrettezze dei fantini, furono costretti a far tendere il canape per dare una mossa accettabile. Dal luglio 1880 fu poi nominato un singolo mossiere al posto dei giudici della mossa, scelti tra i più esperti conoscitori di cavalli tra la nobiltà senese, e dal 1881 fu reintrodotto l’uso di un canape. Nel 1884 infine fu definitivamente adottato il meccanismo dei due canapi posti a circa otto metri di distanza l’uno dall’altro e con una apertura dalla parte dei palchi di un metro e mezzo per consentire l’entrata delle contrade. Tale sistema fu in origine criticato aspramente dalle dirigenze che ritenevano impossibile che i fantini potessero lanciare i cavalli da fermo, rendendo così la mossa fredda e togliendo vivacità alla corsa. Ma le rimostranze contradaiole furono ignorate e tale sistema è rimasto in vigore fino ai giorni nostri.

Davide Donnini

 

 

 

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