STORIA DEL PALIO: 2 LUGLIO 1945

News inserita il 02-08-2017 - Palio - Rubrica Storia del Palio

La vittoria della Lupa e la vicenda di Renzino.

La storia della carriera che racconteremo oggi, quella del 2 luglio 1945 detto anche Palio della Liberazione, comincia molto tempo prima. Il 9 giugno 1940 furono estratte le contrade partecipanti al Palio di luglio di quell’anno. La sorte baciò Pantera, Lupa e Giraffa, ma le tre estratte assieme alle altre 7 ebbero poco da festeggiare.Il giorno successivo, Mussolini dichiarò guerra alla Francia ed all’Inghilterra ed il 18 giugno il podestà Socini Guelfi dispose l’annullamento di ogni manifestazione paliesca per tutta la durata delle ostilità.

Solo nel 1945 si tornò a respirare aria di Palio e per dare continuità con il passato, fu deciso di ripartire da dove ci si era fermati, vale a dire dal lotto delle 10 partecipanti al Palio dell’ormai lontano luglio 1940. Il 29 mattina furono presentati all’Entrone 16 cavalli di cui 15 nuovi ed il solo Folco, già vincitore 5 volte sul tufo che aveva superato indenne la guerra. Le favorite dopo la tratta furono la Giraffa che ebbe in sorte proprio Folco, il Leocorno con Stella, il Bruco con Salomè. Alla Lupa toccò Mughetto, cavallo considerato dagli esperti difettoso e problematico. La contrada di Vallerozzi, che già doveva fare i conti con la grana del capitano (il Marchese Bargagli Petrucci si era infatti dimesso lasciando tutto nelle mani del giovane bersagliere Giulio Cinquini), ebbe problemi anche nel trovare una monta. Tripolino con il quale era stato raggiunto un accordo, si rifiutò di montare Mughetto preferendogli Folco, così fu scelto per la prima prova l’inesperto Leandro Fè, la cui prestazione fu disastrosa e si concluse con una goffa caduta al Casato dopo che il barbero gli aveva preso la mano. All’assemblea straordinaria convocata la sera stessa, il dottor Mario Bracci propose come monta il fattore della sua villa a Pontignano, Lorenzo Provvedi, abile cavallerizzo ma a digiuno di ogni dinamica paliesca, tant’è che fu addirittura chiamato Don Vittorio Bonci, allora parroco a Pontignano, ad insegnargli i colori delle contrade. Con il Provvedi in groppa, Mughetto migliorò di prova in prova, e le speranze dei lupaioli crescevano sempre di più. La sera del Palio, Renzino fu chiamato di rincorsa ed egli, per ben due volte, pensò bene di entrare al passo provocando altrettante cadute al canape. A farne le spese furono prima Ciambella e Pisano, rispettivamente fantini di Oca e Tartuca, poi Pietrino della Selva. Al terzo tentativo, Tripolino, che era al nono posto, invitò Renzino a seguirlo e la mossa fu finalmente valida. La corsa fu una questione a due tra Giraffa e Lupa, con Tripoli intento a controllare facilmente gli attacchi del Provvedi fino all’ultimo San Martino, quando Renzino, violando probabilmente il patto del nerbo legato che vigeva tra le due contrade, prese un’improbabile traiettoria all’esterno della Giraffa, ma incredibilmente riuscì a girare e passare in testa venendo a vincere il Palio tra l’incredultà dei contradaioli della Lupa, ma anche dei giraffini che sentivano ormai la vittoria in tasca.

La carriera di Renzino, fantino vincitore al debutto, si interruppe lì: ad agosto infatti fu scelto dalla Civetta per correre su Folco, ma la sera della prima prova fu sceso dai contradaioli dell’Istrice e da questi malmenato. Renzino decise così di fuggire a Pontignano e di non correre la carriera che la Civetta poi vincerà, allontanandosi definitivamente dall’ambiente del Palio. Nonostante la sua breve avventura, Renzino detiene tutt’ora un record difficilmente battibile, essendo l’unico fantino della storia che ha chiuso la sua carriera da imbattuto.

Davide Donnini

Foto www.ilpalio.org

 

 

 

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