STORIA DEL PALIO: 16 AGOSTO 1907 E 16 AGOSTO 1952

News inserita il 23-06-2017 - Palio - Rubrica Storia del Palio

A seguito degli accadimenti di queste carriere furono introdotte importanti innovazioni regolamentari.

Vedere oggi al canape contemporaneamente Luigi Bruschelli ed il figlio Enrico è cosa normale e non fa certo scalpore, ma fino ad una quarantina di anni fa ciò non era possibile. La carriera del 16 agosto 1907 ebbe uno svolgimento piuttosto  tipico per l’epoca, ma proprio a causa delle vicende di quel Palio fu introdotta una norma nel regolamento del Palio che rimase in vigore fino al 1972. La carriera fu vinta dal Bruco con il fantino Ermanno Menichetti detto Popo.

Il Bruco per buona parte della corsa in seconda posizione, superò all’ultimo tuffo l’Aquila, il cui giubbetto era vestito da Alfonso Menichetti detto Nappa, fratello di Popo. Da più parti si sostenne che Nappa nulla fece per ostacolare il fantino del Bruco, anzi ne agevolò la vittoria. La Giunta comunale introdusse allora, a partire dal successivo Palio di agosto, la regola (art 78 bis) che vietava la simultanea partecipazione alla carriera di fantini appartenenti alla stessa famiglia o aventi tra loro rapporti di sangue.

L’ultima volta accadde il 16 agosto 1986, quando Massimino, il quale vestiva i colori del Nicchio, subì un calcio al canape da Vipera, non poté più risalire a cavallo e la contrada dei Pispini dovette rinunciare a partecipare a quel Palio. Fino al 1952 però, le regole erano ben diverse. In quella carriera, tra i favoriti c’era il Bruco, a digiuno da 30 anni che aveva avuto in sorte Miramare che fu affidato ad Amaranto. Durante la prima mossa del Palio ci fu una forzatura che provocò la caduta di più fantini, come si può vedere nella foto in alto; ad avere la peggio fu proprio Amaranto, che si infortunò seriamente. I cavalli furono così ricondotti all’Entrone. Intanto, in mancanza di una regola precisa, si discuteva animatamente sul da farsi:chi proponeva l’esclusione dalla corsa del Bruco, chi addirittura chiedeva di schierare al canape Miramare scosso. Nel frattempo il buio incombeva sulla Piazza, ed i brucaioli esasperati minacciavano l’invasione di pista. Il vecchio Ganascia scese dal palco dal quale assisteva come comune spettatore e si candidò per montare Miramare. Il caos aumentava e fu così il commissario di pubblica sicurezza, chiaramente non senese, a dare la parola definitiva con una frase che è rimasta famosa nella storia del Palio, ma soprattutto nella mente di chi ha avuto l’onore di sentirla pronunciare: “la Lumaca monti addosso al Baco da Seta e si metta accanto all’Anatroccolo”. Tradotto, Falchetto, fantino della Chiocciola (la Lumaca), che correva per onor di firma dato l’infortunio subito nel corso di una prova dalla cavalla Bruna, doveva montare nel Bruco (il Baco da seta) e posizionarsi alla mossa accanto all’Oca (Anatroccolo), mentre Ganascia sarebbe dovuto montare nella Chiocciola. La decisione fu contestata da molti dirigenti tra cui uno dei più attivi nelle proteste fu senz’altro il Sor Ettore Fontani, allora mangino di Fontebranda, ma la decisione del commissario fu definitiva ed i cavalli tornarono alla mossa. Si assistette così ad una curiosa scenetta con Falchetto che corse indossando il giubbetto del Bruco ed i pantaloni della Chiocciola, in quanto quelli giallo verdi erano rimasti addosso ad Amaranto che nel frattempo era stato portato in ospedale, mentre Ganascia indossò il giubbetto della Chiocciola ma corse con i suoi pantaloni. Tutta questa confusione, alla fine non servì a niente, in quanto il Bruco rimase sempre nelle retrovie ed il Palio fu vinto dall’Oca con la vecchia Niduzza montata da Rompighiaccio. Dopo questi fatti, venne introdotta la norma oggi contenuta all’ultimo comma dell’art. 58 del regolamento del Palio, che vieta i cambi di monta dopo l’effettuazione della cerimonia di segnatura dei fantini che si svolge tradizionalmente la mattina della carriera, dopo la disputa della sesta prova.

Davide Donnini

 

 

 

 

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