E con il Natale del 2015 è arrivato
sul mercato, per la felicità di alcuni genitori e dei figli, lo
smartphone per bambini dai 6 anni in su, il cosidetto "Mio
Phone", super accessoriato, un derivato di Android con un
sistema di "parental control" e un software che consente di
tenere sotto controllo davvero tutto, dalle chiamate, ai messaggi,
alle app e, ultima perla, c'è pure la possibilità di applicare un
localizzatore GPS, per sapere dove di preciso sia il figlio.
Ecco, dal mio punto di vista, parlando
con parole molto semplici "siamo arrivati alla frutta". Perchè?
Esaminiamo un po' di dati, recuparti da
Panorama: un’indagine recente ha rilevato che negli USA il 36%dei bambini con meno di un anno di etàhanno utilizzato un touchscreen, il 15% ha utilizzato app mentre il
52% ha guardato un film o uno spettacolo televisivo su un dispositivo
mobile.
Insomma, per molti individui i touchscreen (e
i dispositivi che li ospitano,siano smartphone piuttosto che tablet o
altro ancora) stanno diventando un punto di riferimento
dell’ambiente casalingo.
Solitamente, medici, psicologi e altri addetti ai lavori
consigliano di NON regalare uno smartphone ai propri figli prima
dei 12 o 13 anni.
E' un suggerimento che potrebbe suonare come irragionevole, per
quale motivo dovremmo preoccuparci tanto se i nostri figli passano
tanto tempo con uno smartphone in mano? Non facevamo noi lo stesso,
stando ore davanti alla televisione?
La risposta non è poi così difficile; stiamo parlando di
"bambini" che attraversano un periodo delicato e formativo
della loro crescita, sono "spugne" che recepiscono
dell'esterno gli impulsi, assorbono informazioni e modelli di vita e
comportamento senza filtri, senza spiegazione. E qui la fruizione non
è solo passiva come poteva essere quella "subita" dalla
televisione, ma l'interazione è anche attiva e la risposta del bimbo
ad un tauchsceen che risposta può essere? Dove sta l'altro bamino
con cui giocare, per davvero?
Secondo alcuni esperti, un utilizzo abituale di smartphone (o
tablet) nell’infanzia e nella pre-adolescenza può avere una serie
di effetti nocivi:
1. È stato dimostrato che una sovraesposizione
alla luce blu, ossia la luce con una determinata lunghezza d’onda
tipica dei touchscreen, può causare danni alla retinae determinare, nel lungo periodo, a una vera e propria degenerazione
maculare.
2. Ci sono poi i danni
che il multitasking
(elemento
chiave del tachscreen)
può
fare al nostro cervello e in particolare alla nostra
capacità di concentrarci su una singola occupazione. Un bambino con
uno smartphone in mano, da questo punto di vista, è un potenziale
maratoneta del multitasking, considerando quanto siano
tendenzialmente iperattivi e curiosi i bambini. Se nel caso degli
adulti il multitasking va a fare leva sul sistema di gratificazione
di un cervello completamente sviluppato, nel caso dei bambini va ainfluenzare un cervello ancora in fase di sviluppo, senza
considerare la sedentarietà che
si sviluppa in tal modo.
3. Noi adulti utilizziamo i
social media come
surrogato delle relazioni sociali che abbiamo già
sviluppato. Sappiamo socializzare, rapportarci con gli altri e
posizionarci all’interno di un contesto sociale, semplicemente
decidiamo di bypassare tutto ciò sfruttando la Rete. Per la
crescita di un bambino è invece fondamentale rapportarsi agli
altri: che si tratti di giocare nascondino, litigare al campetto o
passare interi pomeriggi a parlare di Iron Man e Captain America,
l’
interazione con gli altri bambini ha un ruolo
fondamentale nel suo corretto sviluppo caratteriale e sociale.
Secondo diversi esperti, l’utilizzo di smartphone prima dei 13
anni andrebbe a rubare tempo (reale e mentale) al gioco e
all’interazione con gli altri.
A noi, è stata "concessa" l'opportunità di essere
bambini, di avere le nostre fragilità, di confrontarci con persone
alla nostra pari che scoprivano con noi tutto. Che persone potranno
diventare quei bimbi che passono parte della giornata ad interagire
con un tablet? Saranno in grado di relazionarsi da grandi con altri
da adulti? Non sarebbe forse meglio, regalargli un libro (dove potrà
immaginare eroi o altro) o portarli fuori al parco (lasciando il GPS
in auto, dove è più utile?!), portarlo al mare, anche d'inverno e
fargli sentire il sapore della salsedine?
Abbiamo ancora tempo per loro? Lo vogliamo ancora cercare? In
fondo, è stata una nostra decisione quella di mettere al mondo un
bambino.
Certo, poi arriverà il momento per accontentare il figlio nel
prendere un tablet o altro, ma non prima dei 12 anni (come sostengono
anche psicologi e logopedisti), in fondo non è necessario saziare
ogni vizio... bisogna che il genitore sia saggio ed adulto per primo,
i cosidetti "no" hanno sempre fatto crescere!
Chiara Lenzini