PIANI INDIVIDUALI DI RISPARMIO: NOVITÀ, SUCCESSO E CRITICITÀ LATENTI

News inserita il 12-12-2017 - Attualità Siena

Il 2017 che sta per concludersi ha visto tra gli assoluti protagonisti del mondo finanziario questo nuovo strumento, che ha riscosso grande apprezzamento da parte degli investitori

Il 2017 che sta per concludersi ha visto tra gli assoluti protagonisti del mondo finanziario uno strumento nuovo, che ha riscosso grande apprezzamento da parte degli investitori anche attraverso l’intervento dello Stato. Si tratta dei cosiddetti PIR, i Piani Individuali di Risparmio, uno dei pochi strumenti finanziari a poter essere defiscalizzato. Questa opzione di esenzione dal pagamento dell’imposta sul reddito da investimento e della tassa di successione è però vincolata da una serie di paletti introdotti dal Governo: l’investitore può versare un massimo di 30 mila euro per un arco temporale fissato in 5 anni. Qualora si scelga di interrompere anzitempo la sottoscrizione, sarà applicata la tassazione.

Oltre a questa proposta di tassazione, il successo dei PIR è legato a doppio filo con l’economia italiana. Per poter accedere alla defiscalizzazione, infatti, gli investitori devono diversificare il proprio portafoglio in modo tale che il 70% sia composto di strumenti immessi sul mercato da imprese che vantano una organizzazione stabile in Italia. Di questa importante “fetta” di portafoglio, il 30% deve riguardare realtà medie o piccole che non siano incluse nell’indice Ftse Mib. Queste misure sono state pensate per dare nuovo slancio all’economia nazionale, soprattutto alle realtà più piccole che faticano ad uscire dalla crisi: ogni portafoglio, tra l’altro, può contenere solo 1 prodotto su 10 dello stesso emittente.

Le caratteristiche del tutto innovative di questo strumento finanziario hanno consentito una raccolta superiore ad ogni aspettativa. Secondo l’aggiornamento trimestrale fornito da Assogestioni, infatti, da giugno a settembre i PIR hanno raccolto 2,2 miliardi di euro, generando da inizio anno un ammontare complessivo superiore a 7,5 miliardi. Entro la fine di dicembre, l’ammontare complessivo dei PIR potrebbe anche superare gli 11 miliardi, superando la stima effettuata a maggio dal Ministero. Attualmente le società finanziarie gestiscono fondi per più di 12,2 miliardi, con quote equamente divise tra prodotti azionari, bilanciati e flessibili.

Lo stesso Governo si era dichiarato molto soddisfatto dalla raccolta dei PIR già lo scorso maggio attraverso le dichiarazioni del dirigente Raffaele Russo: «Oggi riteniamo che i Pir, che hanno dato molta attenzione alle imprese quotate all’AIM, arriveranno a totalizzare oltre i 10 miliardi di raccolta». Il 2018, secondo quanto riportato nella legge di bilancio 2018, potrebbe essere ancor più interessante per le piccole imprese, come confermano dal Ministero: «Le società che intraprendono il percorso di quotazione potranno avvalersi di un credito d’imposta per le spese di consulenza nei limiti di 500 mila euro, e lo stanziamento del governo per un triennio è di 80 milioni». Gli ottimi risultati conseguiti sinora dai PIR però non nascondono le criticità evidenziate dai troppi paletti presenti a monte dell’investimento, nonché dell’imponente molte di costi che il cliente deve fronteggiare. Le alternative non mancano, anche in materia di diversificazione geografica e di Exchange Traded Fund, ma il 2017 non può non essere considerato l’anno dei PIR e se gli equilibri in campo saranno gli stessi, anche il 2018 potrebbe iniziare sulla stessa lunghezza d’onda.

 

 

 

Galleria Fotografica

Web tv