NEL TRICOLORE DI VENEZIA, LA SPINTA DEGLI EX BIANCOVERDI

News inserita il 22-06-2017 - Mens sana Basket

Ress, Ortner, Haynes e Viggiano vincono lo scudetto con la Reyer. E la mente torna al 27 giugno di tre anni fa

Tomas Ress

La mente torna ancora una volta al 27 giugno del 2014, ultima partita nella storia della fallita Mens Sana Basket. Ci ha pensato Tomas Ress martedì notte, commentando ai microfoni di Sky lo scudetto appena vinto con addosso la maglia della Reyer Venezia, a far tornare d’attualità l’ultimo atto di quella finale perduta per un’inezia sul campo di Milano, pochi giorni prima che una voragine di debiti (ed una lunga serie di reati rimasti, ad oggi, ancora in attesa di giudizio) mettesse fine al ciclo più vincente di sempre del basket italiano.

“Probabilmente è il successo più bello della mia carriera – ha detto l’ex capitano biancoverde, che a Siena di tricolori ne aveva conquistati sei in fila fra il 2008 ed il 2013 -, di sicuro lo è dopo l’amaro in bocca per l’ultima finale che avevo disputato, persa alla settima partita”.  Persa statisticamente parlando in quella serata di fine giugno al Forum di Assago, questo dice la storia (che negli almanacchi è fatta di risultati, nei ricordi magari anche di fischi arbitrali che certi risultati finiscono per indirizzarli), ma di sicuro sfuggita di mano due notti prima di fronte all’ultimo “ottomila” nella storia del palasport di viale Sclavo, con quel tiro di Janning prima addentato e poi sputato dal canestro e poi con la nemesi, beffarda, del ciuff allo scadere di Jerrels, sotto la curva nord.

E’ salito sul palco della premiazione a Trento, Tomas Ress, assieme ad una serie di altri mensanini del recente passato. Con la stessa canotta lagunare c’erano Benjamin Ortner, “Quez” Haynes e Jeff Viggiano, ma allargando l’orizzonte agli sconfitti c’era pure Luca Lechthaler: nessuno di loro era un campionissimo ai tempi di Siena, né lo è diventato oggi (qualitativamente, il livello del basket italiano si è inabissato e rimane un “mistero buffo” l’incapacità dell’Armani di fare bottino pieno da quando il club biancoverde è stato estromessa dal giro che conta), ma certo continua a martellare forte nella testa dei tifosi la riflessione che sarebbe bastata una gestione societaria virtuosa a mantenere quantomeno in vita quella Mens Sana. Anche a dispetto del disimpegno dello sponsor Montepaschi, che fu annunciato e progressivo nelle ultime due annate e che avrebbe lasciato margine per sfruttare l’appetibilità sul mercato, allora indiscutibile, di un nome ed una tradizione non ancora macchiati dalla bufera scoppiata nei primi mesi di tre anni or sono.

Matteo Tasso

 

 

 

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