MENS SANA, È IL MOMENTO DI CHIARIRE LA "QUESTIONE SPONSOR"

News inserita il 28-11-2016 - Mens sana Basket

Il cda ha ripianato le perdite della stagione 2015/16, ma un brand identificativo manca sulle maglie biancoverdi ormai da 532 giorni

 

I giorni passano, ma la maglia rimane bianca. Siamo a quota 532 (cinquecentotrentadue), giorni, senza un main sponsor per la Mens Sana, che ieri pomeriggio ha lasciato i due punti ad Agropoli e perso un treno per staccarsi ulteriormente in classifica.

Classifica che rimane ottima ed abbondante, per la verità. I 14 punti accumulati in dieci partite sono infatti cartina tornasole per un avvio di campionato a dir poco eccellente, ben al di sopra dei giudizi e delle prospettive, il proverbiale fieno in cascina (cinque vittorie di margine sulla zona-playout) che Giulio Griccioli e il suo staff si ritroveranno nei momenti meno felici della stagione.

Certo l’occasione era ghiotta e non mancava l’appetito ma, verosimilmente, sono state le energie a latitare (l’infortunio di Cappelletti non deve diventare un alibi fino a maggio, però…) e così, se contro una prima della classe come Tortona la Mens Sana aveva “sfondato” le linee avversarie sin dal primo possesso mostrando un’intensità fuori dal comune, al cospetto dell’ultima in graduatoria la situazione si è ribaltata e con solo un paio di fiammate nell’arco dei 40’ non è stato possibile strappare di mano l’inerzia ad Agropoli, che i due punti se li è portati a casa con pieno merito.

Agropoli, appunto. L’ultima squadra ad aver affrontato la Mens Sana con una maglia griffata, in quell’ormai lontano pomeriggio di metà giugno del 2015 a Forlì: una coincidenza, anzi un flashback che ci permette di aggiornare il dato dei giorni (532, appunto) trascorsi dall’improvvisa, ed imprevista, rottura col marchio Gecom, ma ancor più di quel “nessuna novità” che caratterizza da un anno e mezzo le risposte di chiunque si sia messo alla ricerca di uno sponsor per la prima squadra cestistica della città, militante da un paio di anni, e con discreti risultati,  nella seconda divisione italiana, figlia (o quantomeno parente stretta) di quella tradizione e quei successi che in Italia riscuotono ancora massima considerazione, anche a dispetto dei reati penali che li circondavano e che vedranno aprirsi, a breve, le aule dei tribunali. Un mistero buffo che sarebbe piaciuto a Dario Fo, ma che fa masticare amaro tutti quelli che una società con oltre 300 mila euro di disavanzo sono riusciti a rimetterla in piedi aprendo il portafogli, nella maggiorparte dei casi senza che questo slancio corrispondesse ad un interesse personale, se non la gioia di poter urlare “Mens Sana, Mens Sana” la domenica al palasport.

Oggi che tutte le parti in causa hanno ripianato i debiti, oggi che l’essersi messi alle spalle i guai finanziari della stagione 205/16 “dà uno stimolo ulteriore per proseguire con la massima determinazione il nostro impegno nella gestione della società” (così si è espresso sabato pomeriggio il presidente biancoverde, Andrea Viviani), oggi che una serie di piccoli-grandi investimenti hanno cucito un importante “patchwork” su maglie e pantaloncini biancoverdi, oggi che urge aiutare con l’intervento sul mercato una squadra fatta di bravi ragazzi dalla faccia pulita secondi in classifica e in corsa per disputare la Coppa Italia…oggi è arrivato il momento di mettere fine a questa annosa, a tratti anche stucchevole vicenda.

Lo si può fare in due modi. Stupendo tutto l’ambiente con un regalo di Natale che mercoledì 11 gennaio (fino a quel momento non ci saranno altre partite casalinghe) permetta al buon Alessandro Marchini di urlare sul microfono il nome di uno sponsor al momento della presentazione pre-gara, oppure spiegando senza giri di parole chi e che cosa, da 532 giorni, sta mettendosi di traverso per non far arrivare una sponsorizzazione sulla maglia della Mens Sana.

Matteo Tasso

(foto Mens Sana Basket 1871)


 

 

 

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