LA NUOVA SFIDA DI RICCARDO CAMERINI SI CHIAMA HANDBIKE

News inserita il 28-02-2018 - Mens sana Basket

Il tifoso biancoverde gareggerà ad aprile nella "Due giorni del mare", in programma sul circuito di Marina di Massa

Per chi va a tifare la Mens Sana in curva, Riccardo non ha certo bisogno di presentazioni. Faccia conosciutissima, la sua, e ancor più caratteristica, inconfondibile e simpatica al tempo stesso, la calata dialettale labronica con la quale, sorridente, ti saluta ogni volta: lo fa sempre per primo, certo per una forma di cortesia ma pure per quel rispetto, a tratti deferente, che si porta dietro come se fosse la sua prima esperienza al palasport, lui che in realtà vanta quasi 30 anni di militanza biancoverde, assieme agli amici di San Vincenzo e Piombino che si riuniscono dietro lo striscione degli “Ossi Duri”.

La fede mensanina di Riccardo, però, oggi è solo l’aggancio che ci porta a raccontare un’altra storia di sofferenza e passione. Il tifo non c’entra, lo sport sì ma è arrivato in un secondo momento e ci prendiamo qualche riga di tempo prima di scoprirne causa, percorso ed effetto.

Sofferenza, si diceva, sofferenza fisica, atroce e per fortuna sconosciuta ai più, e poi passione, passione per la vita sulla quale in molti dovremmo riflettere: la sintesi fra questi due mondi, apparentemente poco conciliabili, Riccardo ha saputo costruirsela giorno dopo giorno e senza mai mollare, curiosamente proprio ciò che lui e gli altri tifosi della curva biancoverde chiedono, partita dopo partita, ai tutti i cestisti che sul parquet indossano i colori della beneamata.

Stop a metafore ed accostamenti, è il momento di fare un salto indietro di qualche lustro e saperne realmente di più, sulla storia di Riccardo. Riccardo Camerini, per la precisione, nato 47 anni fa su quella che si è soliti chiamare “la costa etrusca”, cresciuto e vissuto fra San Vincenzo, dove abita assieme alla moglie Barbara ed alla figlia Aurora, e Piombino, dove lavora come guardia giurata presso lo stabilimento Lucchini. Svolgeva un’altra mansione, sempre alla Lucchini, quando nel gennaio del 1997 un tragico incidente sul lavoro ne ha segnato l’esistenza: la gamba destra che rimane imprigionata dentro un macchinario, il dolore, lo strazio e la paura, suo e di chi lo soccorre, l’elicottero messo a disposizione dal datore di lavoro che vola verso il centro specializzato di Brescia e gli salva la vita ma purtroppo non gli restituisce l’arto, che i medici sono costretti ad amputare mentre lui è in coma indotto. Una volta risvegliatosi, niente sarà più come prima: “Non ricordo nulla dell’incidente – dice Riccardo -, ricordo invece la disperazione dei primi giorni ma anche la grande forza d’animo che ha saputo infondermi soprattutto la mia famiglia: ciò che mi ha spronato a non rassegnarmi, mai”.

Negli anni, Camerini è stato sottoposto ad una serie infinita di interventi, sedici in tutto, e oggi vive con una protesi che gli permette di camminare, lavorare, assecondare alcune delle sue passioni, soprattutto non far mancare nulla a Barbara ed Aurora. “La disabilità mi ha tolto tanto – spiega – ma mi ha reso una persona migliore per forza d’animo, volontà, desiderio di competizione. Paradossalmente, è stata un’opportunità”. E proprio Aurora, 13 anni, messa al mondo dopo non pochi timori e riflessioni (“In quanto padre disabile, temevo di nuocerle”, confessa Riccardo), è stata la sua prima tifosa quando è arrivata l’opportunità dell’handbike, la bici che sfreccia grazie alla forza delle braccia, con la quale le persone affette da disabilità agli arti inferiori hanno l’opportunità di riassaporare il gusto dell’attività sportiva e, perché no, della competizione. “Mi sono rimesso in gioco – racconta –, anche se all’inizio è stato molto faticoso. Mi alleno sui tracciati vicino a casa, ad esempio sul circuito della Bolgherese, sono solo agli inizi ma Aurora e Barbara sono le mie prime tifose e poi ho trovato un team di persone magnifiche (l’Asd Youcan di Donoratico, ndr) che mi aiuta e mi incita a migliorare. Il 6 e 7 aprile, a Marina di Massa, si disputa la “Due giorni del mare”: sarà la mia prima gara, voglio farmi trovare pronto”.

E’ un agonista dentro e fuori, Riccardo Camerini, e le sue parole regalano una grande lezione di vita: “Non so se sarei riuscito ad essere ciò che sono oggi – tiene a ribadire –, senza l’incidente e la disabilità. La disabilità mi ha reso migliore, almeno umanamente, e poi, ve lo assicuro, prima dell’incidente tutta questa forza di volontà non sapevo cosa fosse. Quando vado al centro Inail di Budrio per controllare ed aggiustare la mia protesi, vedo situazioni tremende: sembrano storie che vengono dal passato, ma in realtà anche oggi esistono mutilati di guerra e poi non potete immaginare il dolore che si prova nel trovarsi davanti a bambini senza braccia o senza gambe. Paradossalmente, a volte quasi mi sento un privilegiato”.

Matteo Tasso

 

 

 

Galleria Fotografica

Web tv