FESTA SOCIALE PUBBLICA ASSISTENZA SIENA, L'INTERVENTO DEL PRESIDENTE CUCINI

News inserita il 15-09-2017 - Eventi Siena

Le parole pronunciate del presidente della Pubblica Assistenza di Siena, Vareno Cucini, per fare una relazione finale sulla Festa Sociale 2017.

"Buongiorno a tutti; nel corso della cerimonia Donatella, la nostra VicePresidente, e la Consigliera Sara, hanno rivolto a tutti i graditi ospiti i nostri sinceri e calorosi saluti.
Per parte mia vi dico benvenuti in questa sede e grazie per essere qui con noi in questa occasione di festa, a conclusione di quattro giorni intensi che hanno visto l'impegno di tanti Volontari per celebrare degnamente il loro lavoro, profuso nelle attività quotidiane della Pubblica Assistenza.
Anche dopo tanti anni di presenza dentro l'Associazione non mi sono ancora abituato a vedere lo svolgersi di attività complesse, in qualche caso fondamentali per la stessa Pubblica Amministrazione, sempre decisiva per le persone che assistiamo, che, ogni giorno, centinaia e centinaia di persone rendono possibile senza nulla chiedere in cambio, se non la gratificazione che, purtroppo, non sempre arriva nel modo e nel momento giusto.
Questa è la loro festa! Il loro giorno del ringraziamento
Una "macchina", quella della Pubblica che non ha una forma casuale, ha dietro un pensiero. Certo ci sono stati anche errori, sbandamenti e correzioni, ma se siamo qui è perche tutti insieme, nel corso di questi anni, ci abbiamo lavorato. Tanti, tutti quelli che sono ancora con noi, e anche quelli che non ci sono più. Perché hanno deciso di fare altre esperienze, o sono stati portati in altri luoghi o ambienti dalle vicende della vita, o hanno problemi e situazioni che non gli consentono più di donare.
O peggio non ci sono più perché sono stati portati via da malattie che non hanno lasciato loro scampo e, alla fine, hanno vinto la loro voglia di vivere.
Lo scorso anno erano qui con noi Don Giuseppe Cegnini e Carlo Berrettini, il Presidente del Leoncino.
Giuseppe una figura importante per questo quartiere e anche per questa Associazione di cui era diventato Volontario soccorritore, con tutti i bolli e timbri del caso, sempre impegnato a cercare nuove vie per guidare ed allargare il suo gregge.
Carlo, guida del Circolo in anni difficili, animatore della vita associativa, punto di riferimento sicuro per per le attività sociali.
Li vogliamo ricordare cosi, Giuseppe in divisa rossa e Carlo con il mestolo in mano, due cose diverse dal prete e dall'insegnante, i loro ruoli nella vita, ma che era il loro essere Volontari.
Tante le persone sono passate in questi piazzali, lasciando un po' di se, e prendendo, speriamo, un po' di noi.
Un ciclo di vita associativa lungo quasi venti anni si sta chiudendo ed è il momento di fare un bilancio a partire dalla fine degli anni '90. Non vi preoccupate, la mia ricostruzione sarà sommaria; quando si scriverà un nuovo libro, come fu per il "110 e lode", i professori ci lavoreranno in modo più approfondito. Io oggi ricordo solo i tratti più salienti.
I primi atti furono il risanamento e gli investimenti. Il risanamento della situazione economica e finanziaria e la prima trasformazione della sede con un diverso utilizzo del terzo lotto, quello che contiene anche questa sala. E poi la costruzione del quarto lotto dove trovano posto alcune attività innovative. Erano di tempi di "vacche più

grasse" anche se la Pubblica non ha mai esagerato, e ha smesso abbastanza presto di avere sostegni significativi.
Nello stesso periodo si definiscono le convenzioni che fino ad oggi hanno regolato i rapporti con il pubblico sanitario e sociale, e si gettano le fondamenta per riformare i rapporti con il mercato privato, ad esempio le onoranze funebri, con l'obbiettivo di separare queste attività dal Volontariato. Si dividono le due attività distinguendo nettamente ciò che è mercato, e quindi lavoro ordinario, dall'attività volontaria.
Si spinge molto in questo periodo sulla crescita del Volontariato, modificando regolamenti che avevano l'effetto di separare l'istituzione Pubblica Assistenza, ormai dal '98 non più IPAB, dalla sua gente, quella stessa gente che la sosteneva nella nuova realtà di associazione privata e doveva trovare ricoscimento del proprio ruolo e funzione. Si chiama rappresentanza democratica.
Negli stessi anni, anche con fatica, si è trovato un "nuovo e diverso lavoro" per i dipendenti nell'organizzazione generale dell'Ente nel quale non c'erano più gli obbiettori di coscienza.
E stato un profondo e lungo processo di razionalizzazione che non si concluderà mai, se non con la morte della Pubblica, che nessuno si augura. Un metodo che ha dato frutti, e che è stato anche copiato; e ne siamo contenti. Anche noi nel nostro percorso abbiamo copiato, cercando di adattare e migliorare ciò che apprendevamo per renderlo più idoneo ai nostri scopi.
Voglio ringraziare tutti quelli che hanno partecipato e partecipano a questo processo che, come dicevo, non fìnirà mai. Grazie ai sostenitori e ai critici, tutti utili. Grazie per la fantasia, il coraggio, l'intelligenza, l'amore con cui hanno portato il loro contributo.
Come sempre quando si chiude un ciclo se ne apre un'altro; attardarsi a fare manovre salvavita, anche se fa parte del nostro dna, non serve.
E' più utile invece riflettere sulle novità e mettere a fuoco punti forti ed eventuali debolezze. Guardare alla realtà e proiettarsi nel futuro non adoperando la palla di vetro dei maghi a dozzina, ma pensando a cosa siamo noi, Pubblica Assistenza di Siena, alla nostra identità, al patrimonio che abbiamo sedimentato in questi 124 anni di esistenza, mi verrebbe da dire gloriosa, ma almeno molto importante per la città, dove siamo riconosciuti come una autorità morale indipendente ed autonoma e non solo per i servizi che svolgiamo.
All'apertura di questo nuovo ciclo le carte che abbiamo in mano sono migliori, molto migliori di quelle della fine degli anni 90.
Il nostro sodalizio oggi è più "solido"; la sua solidità risiede nei legami che nel corso di questi anni ha ricostruito con la gente, uscendo dalla sua natura giuridica di ente pubblico e recuperando pienamente la sua natura privatistica, popolare e partecipativa: associazione di persone per le persone. L'indicatore delle ore di lavoro donate ne è prova inconfutabile.
Inoltre le dinamiche organizzative sono più "conosciute" e abbiamo maggiore contezza degli effetti che si ottengono manovrando le leve direzionali; siamo quindi più rapidi ed efficaci nelle correzioni di rotta che eventualmente si rendessaro necessarie. Sono gli effetti positivi del sistema gestionale autoprodotto e continuamente affinato.
Alla forza del grande gruppo di persone che, in vario modo e misura assicurano alla Pubblica un sostegno, si aggiunge una maggiore rispondenza della stessa struttura immobiliare alle esigenze di una moderna associazione di Volontariato. Gli interventi su strutture e mezzi che abbiamo inaugurato ne sono una parte non secondaria
Per ultimo, e non per importanza, ricordo anche l'equilibrio economico e finanziario; certo non navighiamo nell'oro e d'altra parte le ODV non hanno per obbiettivi ne il profitto ne l'accumulazione. Abbiamo però le condizioni per fare investimenti, per acquistare mezzi e attrezzature facendo a meno da tempo di interventi pubblici.
Voglio ricordare che solo il 40% delle nostre entrate deriva da convenzioni e che il 20% del totale delle stesse entrate serve a finanziare i servizi di emergenza i cui costi sono coperti dalla ASL per meno della metà.
Siamo orgogliosi di dare questo contributo alla ASL utilizzando parte delle quote, dei proventi delle attività economiche, delle donazioni, della valorizzazione del patrimonio. Lo facciamo per il benessere e la sicurezza dei cittadini. Così come siamo orgogliosi di aver "inventato" a Siena, nel lontano 1983, il servizio di emergenza con il medico a bordo. Anche da questo contributo e da questa esperienza nasce la nostra autonomia di giudizio e se necessario, e qualche volta lo è, la critica ad alcuni provvedimenti della ASL che riteniamo sbagliati e a cui non aderiamo.
Non ci dobbimo però rinchiudere nella nostra torre, isolandoci dal mondo; saremmo presto spazzati via!
Cambiano le condizioni reali in cui lavoriamo; un mutamento che ha tanti segni, in prevalenza positivi, anche dentro una crisi economica starordinaria e una trasformazione sociale altrettanto starordinaria; pensiamo solo alle migrazioni, e al rapporto con i paesi in via di sviluppo con i conseguenti spostamenti di ricchezza.
Si modifica il welfare, lo stato sociale; anzi è gia cambiato, cosi come si trasformato il rapporto delle persone con il lavoro che non si presenta più come un interesse omogeneo nella società.
Si dice con uno slogan, meno pubblico e più privato, e quale privato? Quale ruolo per il terzo settore? Anche i metalmeccanici hanno firmato un ccnl con il welfare aziendale!!
Quindi spazio a vecchie e nuove mutualità; e per le Pubbliche cosa significa? Un ruolo in conto terzi o in proprio?
Nuovi spazi si aprono anche nei servizi leggeri alla persona, nella diagnostica, ecc ecc.
Cambierà ulteriormente il rapporto con il mercato, e dobbiamo pensare alle nostre OF, così importanti per qualità e contributo economico, e alle fisioterapie.
E anche il nostro Circolo "Il Leoncino", nel nuovo quadro normativo troverà una diversa collocazione.
Inoltre insieme alle condizioni reali si trasformano quelle politiche che danno origine al nuovo patrimonio legislativo.
Con la pubblicazione dei decreti delegati previsti dalla legge 106/16 si da corpo giuridico al "terzo settore", con l'ambizione di individuare in positivo i caratteri unitari di imprese sociali, associazioni, enti diversi che guardano alla socialità ed alla tutela del bene comune con una attenzione particolare. Scompaiono le ONLUS, infelice definizione a fini fiscali, e prendono corpo gli ETS, ed al loro interno le ODV e le APS. Ambedue regolate da norme particolari.
La Pubblica Amministarzione, lo Stato, ha definito i confini dell'esistenza di tutte le associazioni di Volontariato che decideranno di far parte di questo universo. Rimane fermo, comunque, il diritto alla libera organizzaione prevista dal dettato costituzionale.
Non è questa l'occasione per approfondire le grandi questioni che si intravvedono, abbiamo cominciato a farlo venerdi scorso facendoci aiutare dai protagonisti.
Ci preme solo rimarcare che la legislazione è un punto di partenza, e non di arrivo.
Il TS appare per ora più interlocutore utile allo Stato, piuttosto che una rappresentanza forte del tessuto associativo, così come dimostarno le vicende dell'esercizio delle delega diventata terreno di pressione singola di chiunque pensasse di far parte di questo mondo.
Anche le ODV non hanno brillato per univocità di interessi, anzi le idee di Volontariato che sono state espresse sono state molto variegate. Una ulteriore testimonianza della necessità di una "revisione generale".
Rimarrano tutte? Sono tutte interessate alla iscrizione al registro che comporta una forte istituzionalizzazione? Quale effetto avranno i legami ed i vincoli istituzionali sulla vita delle associazioni? Penso ad esempio al rapporto fra Protezione Civile codificata e angeli del fango, o ad alcune forme di presenza autonoma nel terremoto del centro Italia, o alle mille forme di volontariato "individuale" che operano nello sport, nella cultura, nel sociale e che il prof. Salvini quantifica in poco meno del 50% del totale dei 470mila Volontari toscani.
Il rischio sta nella possibilità che l'istituzionalizzazione metta in discussione la funzione di rappresentanza degli interessi dei soci e dei cittadini e che siano privilegiate le ragioni del servizio da svolgere dando l'impressione che, anche noi, siamo diventati "pubblica amministrazione", con effetti negativi pesanti.
Una ulteriore complicazione potrebbe derivare dal fatto che le ormai numerosissime aggregazioni di volontariato "individuale", anche se orfane del rapporto con la PA, potrebbero avere legami molto stretti con la politica, con effetti pericolosi facilmente prevedibili.
Un'altra difficoltà potremmo trovarla "nell'obbligo di risposta positiva" a tutte le rischieste dell'interlocutore pubblico che, come dicevo prima, si ritrae da compiti sempre assolti per assegnarli al Volontariato, meno costoso e di migliore immagine.
In ogni caso non potremo fare tutto ciò che ci richiederanno; saranno necessarie delle scelte su cosa fare direttamente, cosa fare indirettamente con organizzazioni parallele, e cosa non fare perché di pertinenza di altri.
Sarà sicuramente utile un rilancio del confronto e della discussione dentro ANPAS, la nostra gloriosa organizzazione di rappresentanza che, nell'autunno del 2018, svolgerà il suo congresso nazionale in un momento fondamentale della propria vita e della prospettiva dei sodalizi che organizza. Noi siamo sempre stati parte, fin dalla costituzione, dell'Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze in tutte le sue articolazioni e riteniamo che, oggi più di ieri, sia necessario rilanciare una sede di dibattito, di scelta e di rappresentanza che coinvolga profondamente tutte le associate.
In questo quadro complicato la Pubblica di Siena avvia fra nove giorni la fase elettorale per la elezione del nuovo Consiglio Direttivo. Un percorso complesso che occuperà tutta la fine dell'anno e che prevede anche l'uso del voto per posta per allargare la partecipazione dei soci alla scelta del gruppo dirigente che guiderà l'Associazione nei prossimi 4 anni.
Il nostro lavoro sarà teso a rendere questo voto un atto consapevole, oltreché libero, segreto e personale, con una informazione al corpo sociale che si fonda sullo strumento del giornale, sui social, sul passa parola.
Si può solo raccomandare una scelta attenta che aiuti questa fase di transizione che si avvia in questo periodo e che si potrà fondare sui punti forti ad oggi costituiti e si dovrà aprire alle prospettive che ho cercato di sottoporre alla vostra attenzione e che riguardano non solo la Pubblica, che oggi conclude la sua festa, ma anche le realtà istituzionali, la politica, e chi opera per la costituzione di una nuova rappresentanza sociale.
Penso comunque che dobbiamo guardare con fiducia al futuro della Pubblica e del Volontariato.
Anche i campanelli di allarme, come quello della crescita forte del volontariato individuale e/o dei gruppi informali e anche a fronte della difficoltà delle associazioni più strutturate a trovare nuove adesioni, testimoniano che fra la gente c'è una grande, io penso crescente, disponibilità all'impegno e alla solidarietà che fa del popolo italiano un "pezzo unico".
Una disponibilità che si accresce e si consolida se si sente "protagonista consapevole" e non "serva" dell'istituzione e spesso vittima della burocrazia e dei balzelli.
Alle persone dobbiamo dire di venire da noi non solo per fare ma anche per cambiare, e lo possiamo affermare perché siamo associazioni di popolo autonome, identitarie, democratiche.
Questa è la miniera d'oro del Volontariato da cui nasce anche il vero tesoretto della Pubblica di Siena.
Grazie a tutti."

Vareno Cucini
presidente della Pubblica Assistenza di Siena

 

 

 

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