E SE IL CALCIO PASSASSE DI MODA?

News inserita il 14-11-2017 - Attualità Siena

La disfatta della Nazionale Italiana è la fine naturale di un declino iniziato molto tempo fa

Sono sulla metro.

Accanto a me, quasi stritolato dall’enorme quantità di persone presenti all’interno del vagone, c’è un gruppo di ragazzini che discute animatamente del più e del meno. Impossibile fare a meno di ascoltare.

La professoressa che li accompagna chiede, nel tentativo di mettere ordine in quella caotica discussione: “Allora, ragazzi, l’avete vista ieri la partita?”. Il riferimento è ovviamente alla disfatta della Nazionale Italiana di calcio, rimasta ieri clamorosamente fuori dal Campionato del Mondo dopo il playoff con la Svezia.

La terribile “Apocalisse” tanto temuta dal Presidente federale Carlo Tavecchio e dai vertici della FIGC. Il punto più basso, la fine naturale di un declino iniziato molto tempo fa.

Uno dei ragazzini prende la parola, facendosi d’un tratto serio: “Professoressa, io non l’ho vista. Anzi, se proprio devo dire la mia a me non piace il calcio. Troppi litigi, troppe polemiche. Io guardo il basket”

“Ah sì?” Fa la professoressa sbigottita. “E che squadra tifi?”

“Cleveland” risponde orgoglioso il bambino, ricevendo l’approvazione di tutti i compagni di classe: “batti cinque”, “fico”, “anche io”. Cleveland: una squadra di pallacanestro. Americana. Nba, per la precisione. Un altro mondo rispetto al nostro calcio.

Qui in Italia abbiamo sempre dato per scontato il fatto che il calcio piacesse, a tutti. È sempre stata una verità di fatto, apertamente dichiarata e sbandierata da tutti. “Il calcio è lo sport nazionale”, “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. E sul calcio”. Abbiamo vinto quattro Coppe del Mondo, abbiamo sfornato generazioni e generazioni di tecnici e calciatori eccezionali nel corso dei decenni, le nostre squadre hanno spadroneggiato per un lungo periodo in ambito internazionale.

Ma cosa succederebbe se scoprissimo che il calcio non sta più attecchendo sulle nuove generazioni? Se non avesse più quella presa che ha avuto per tanto tempo su tantissimi di noi? Una volta ammiravamo Zoff, Cabrini, Bergomi, Baresi, Scirea, Rivera, Baggio, Maldini, Buffon, Cannavaro, Totti, Del Piero, e tanti, tantissimi altri. Ammiravamo un’Italia autorevole che, pur nelle difficoltà, sapeva sempre tirare fuori l’orgoglio e vincere contro tutto e tutti.

Ora non più. Ora abbiamo una selezione nazionale buona ma non eccellente, abbiamo delle squadre di club che spesso e volentieri prendono sberle, invece che darle, in giro per l’Europa. Investiamo poco sui vivai, ci lasciamo attrarre troppo facilmente da fumosi prospetti esteri, i vertici del calcio nazionale si fanno la guerra anziché cercare di trovare una soluzione che sappia rispondere alla crisi del calcio italiano.

E così i nostri ragazzi guardano oltre. Tifano squadre calcistiche estere (Real, Barcellona, Manchester City o United, Chelsea, Bayern, Dortmund), o spostano la loro attenzione su altri sport: basket, pallavolo, motociclismo, Formula 1.

È una brutta cosa? No, assolutamente, anzi. Però fa riflettere: perché i bambini non guardano più il calcio come lo guardavamo noi, con quegli occhi innamorati di chi ha visto l’Italia vincere un Mondiale, dopo la bufera-Calciopoli, andando a battere Germania e Francia? Maggiore spettacolo? Una migliore cultura sportiva? Forse sì, forse no, forse c’è altro.

Fatto sta che se non basta un’eliminazione Mondiale, un’Apocalisse calcistica, a farci capire che bisogna agire in fretta, forse sarebbe il caso di fare un’indagine tra i nostri bambini. Solo così potremo davvero realizzare che, se vogliamo salvare il nostro calcio, non abbiamo più molto tempo a disposizione.

Andrea Coscetti - Fonte: https://laclassenoneacquablog.wordpress.com - Foto LaPresse

 

 

 

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