DA POGGIBONSI A SANTIAGO: DIARIO DI UN CAMMINO (9)

News inserita il 08-04-2018 - Ok Siena

Da Burgos finalmente incontriamo le Mesetas, dopo averle tanto citate, ci siamo...

Lascio Burgos di buona lena, quasi una fuga verso l'ignoto, le Mesetas mi aspettano e io non voglio perdere altro tempo. Via lungo la carretera, la campagna urbanizzata mi accompagna fino a Tardajos statale, autostrada, ferrovia restano alle spalle di questo piccolo villaggio adesso ci sono solo loro finalmente, ci siamo, io e loro: Mesetas!
Uscendo dalla borgata di Rabè de la calzadas, le prime colline tozze e rugose si parano davanti mentre si sale dolcemente risalendo un torrente, di fronte sterminati campi di grano in corso di mietitura, niente alberi o cespugli, solo campi e qua e la trattori intenti nel loro lavoro. La collina non scende, si trasforma in una pianura e la strada ormai dritta segna il percorso senza indugi, lasciando intravedere orizzonti sempre più ampi e panorami che non si racchiudono in un solo sguardo. Cammino rettilineo fiducioso,, la collina finisce scendo rapidamente verso una valle, un piccolo villaggio in lontananza segna la presenza umana in questo deserto di grano. Il villaggio è li davanti a me, ma non accenna ad avvicinarsi, cammino e lui è li immobile, si prende gioco di me e dei miei occhi, così vicino ma inarrivabile.
L'illusione delle Mesetas, quando i villaggi sembrano li a portata di piede invece sono ancora a cinque chilometri da te, ma tu ancora non lo sai, lo imparerai a tue spese giorno per giorno.
Hornillo finalmente si è deciso a farsi catturare, il percorso si inerpica per nuove colline tozze che si trasformano in altrettanti altipiani infiniti per poi precipitare in altre valli che racchiudono villaggi e ostelli templari.
San Bol nascosto da due cipressi scuri che contrastano nettamente col giallo monotono visto fino adesso, è un famoso ostello templare, offre un'ospitalità ancestrale, senza elettricità e acqua corrente per rivivere un'esperienza antica e unica. Il Cammino fino ad Hontanas è l'essenza delle Mesetas, campi a perdita d'occhio, strada sinuosa davanti orizzonte svanito, grandi spazi, sentirsi piccolo e insignificante di fronte a questa natura prorompente è immediato, un misto tra timore ed euforia mi prende, quasi un senso liberatorio di libertà ancestrale, cammino libero senza conoscere il mio futuro in una terra vasta, ma austera che esige rispetto.
La strada scompare ad un tratto, come se un muro invisibile si frapponesse, un muro blu cielo che ti lascia interdetto, capisci che la strada precipita in una conca, appare d'improvviso come se uscisse dal terreno, un campanile. Hontanas appare così, il villaggio che non si vede ci cadi dentro come a una trappola, d'improvviso ti trovi circondato da case di pietra, muretti a secco, insegne di ostelli e ristoranti.
Il Cammino attraversa villaggi che senza di esso sarebbe morti e abbandonati, gli abitanti residenti sono meno di quelli di un condominio di città, il resto sono ostelli che d'estate fanno quadruplicare il numero dei presenti all'interno dei villaggi. Hontanas n'è l'esempio, fino a qualche anno fa era un cumulo di case in rovina, solo la chiesa era rimasta in piedi e attiva, adesso è vivo e pieno di ostelli.
Passata Hontanas si incontra l'antico monastero di San Anton, antico rudere col tetto di cielo e le vetrate d'aria, restaurato in piccola parte per ospitare un ostello, sulla falsariga di San Juan de Ortega, infine in fondo al rettifilo abbarbicato ad un colle il borgo di Castroeriz, un borgo pittoresco, allungato sul cammino, paese strada dalla forma sinuosa, ricco di chiese di storia: anche san Francesco nel corso del suo pellegrinaggio a Santiago vi sostò, credo che anche io lo farò

Filippo Landi

 

 

 

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