DA POGGIBONSI A SANTIAGO: DIARIO DI UN CAMMINO (11)

News inserita il 10-04-2018 - Ok Siena

Da Sahagun a Leon, i villaggi lasciano il posto alla grande città, il silenzio al frastuono, le montagne si avvicinano inesorabilmente e tutto sta per cambiare

Vedere l'alba è sempre un piacere ma camminando diventa una costante, una pietra miliare della giornata: quello che succede prima è differente da quello che succede dopo. Prima il buio rende difficile trovare la via, ogni passo diventa avventuroso, l'oscurità fa smarrire le frecce, si crea un fenomeno sociale curioso, un istinto di sopravvivenza primordiale, gruppi di pellegrini in fila dietro al pellegrino moderno, lui il 2.0 che vince l'oscurità con la sua torcia portatile allacciata sulla fronte, colui che domina la natura e guida con la sua luce il resto dell'estemporaneo gruppo. E se la guida sbaglia? Una lunga colonna di pellegrini smarriti vaga nella campagna ancora addormentata.
Il bancomat più vicino è a venti chilometri, villaggi microscopici, qualche albergue, qualche ristorante, un chiosco con tutto, questo è quello che basta pr vivere, la città è lontana metaforicamente, ma ormai si avvicina inesorabilmente, Burgo Ranero ultimo avamposto delle Mesetas, Reliegos con l'Elvis bar, un po' kitsch un po' pop, un po' mistico, Mansilla de las mulas e poi torneremo in città. Leon si presenta con la classica periferia delle grandi città europee, la solitudine orgogliosa, superba e a tratti dura delle Mesetas è ormai alle spalle, la cattedrale di Leon con le sue vetrate patrimonio dell'Unesco e il suo centro storico ricco di locali, di vita, di tapas economiche, di gente, da una parte frastorna, ormai abituati alla solitudine dell'altopiano, dall'altra rende euforici: le Mesetas superate! Personalmente mi sono piaciute, abituato ad un paesaggio urbanizzato, camminare per chilometri senza incontrare nessuno è un'esperienza nuova e anche bella perché ti permette di parlare con te stesso, inoltre l'essere a contatto con realtà rurali così isolate fa riscoprire la voglia di semplicità e di contatto umano che nella vita reale abbiamo perso.
Leon ultima grande città prima di Santiago è anche in molti casi la porta di accesso al grande circo turistico del Cammino di Santiago, la maggior parte delle persone partono da qui, molti saltano le Mesetas e riprendono da qua. Leon segna il punto di passaggio tra il Cammino a bassa frequenza e quello ad alta frequenza, di persone, di rumori, di traffico e di pellegrini. Qua il pellegrino, il viandante che è partito dai Pirenei entra nell'ultima fase del suo percorso: la consapevolezza. Circondato dai tanti che fanno solo gli ultimo trecento chilometri, essere in viaggio da molti giorni fa comprendere di aver fatto qualcosa di unico.
Leon è anche l'inizio di una nuovo viaggio in compagnia dopo duecento chilometri di solitudine, nuove persone, nuove facce, nuove esperienze.

Filippo Landi

 

 

 

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