C'ERA UNA VOLTA MENS SANA-RIETI...

News inserita il 23-02-2017 - Mens sana Basket

Sabato si ripropone una sfida che "scaldava" la passione di due città. Nel 1973 la gara che lanciò Siena in serie A

Sarà un sabato speciale, in campo come sulle tribune. Potrebbe essere la “prima” per il tanto atteso sponsor che la Mens Sana dovrebbe ufficializzare nelle prossime ore (condizionale d’obbligo, ma i rumors sono finalmente orientati, tutti quanti, su di un’unica versione, a lieto fine ovviamente) ed a fare da contorno alle vicende del parquet ci sarà il pubblico delle occasioni importanti.

Allo “zoccolo duro” dei 2000 tifosi di casa, si aggiungerà infatti il folto seguito di supporters ospiti: da Rieti sono stati richiesti 300 biglietti (ma potrebbero non bastare), che da questo pomeriggio vengono messi in vendita al PalaSojourner e che permetteranno al tifo sabino di riempire, ancora una volta, il settore ospiti del palasport di viale Sclavo.

Ottimi i rapporti fra le società, altrettanto si può dire per le tifoserie, non gemellate ma comunque accomunate da quello che nel gergo delle curve italiane si chiama “rispetto reciproco”, una situazione diametralmente opposta al passato che ha mandato in soffitta vecchie ruggini esistenti fra le due piazze: a testimonianza di quanto appena detto, due anni fa, durante gli spareggi per salire in A2, il popolo biancoverde fu accolto a Forlì dagli applausi e dagli incitamenti (in funzione anti-Fortitudo) della marea amarantoceleste, replicati nel match di andata a Rieti al momento in cui la Brigata espose uno striscione di solidarietà per le vittime del sisma. Non era così negli anni Settanta, e basta rispolverare l’archivio fotografico di Augusto Mattioli per rendersene conto.

Scene forti erano all’ordine del giorno ogniqualvolta l’allora Sebastiani si presentava a Siena: risse in tribuna, momenti concitati nei post partita (è rimasta celebre l’arrampicata solitaria di un tifoso reatino sui ferri di sostegno del canestro al vecchio Dodecaedro, pur di sfuggire a certe “attenzioni particolari”), minacce di ritorsione per le partite di ritorno o dell’anno successivo a Rieti (va detto, presentarsi al palasport di Campoloniano e tifare Mens Sana era un’esperienza di quelle che ti segnavano per sempre…) erano prassi consolidata, al di fuori dello spettacolo cestistico che si sviluppava sui 28x15.

Rieti era una squadra bellissima, perché dopo gli anni di Lombardi (giocatore/allenatore nelle sfide per la promozione in A), Vendemini, Gennari, Vittori e Lauriski, si era costruita in casa una serie di campioncini (Brunamonti, Zampolini, Sanesi su tutti) e pescava negli States giocatori di altissimo livello: Willie Sojourner, la leggenda, ma anche Cliff Meely, Lee Johnson e, negli anni Ottanta, Tony Zeno, Dan Gay e Joe Bryant, babbo di quel Kobe che avrebbe dominato la Nba un ventennio più tardi. Vinse una coppa Korac, la Sebastiani, nel marzo del 1980 a Liegi, quella stessa Korac dalla quale la Mens Sana fu estromessa un passo prima delle semifinali nella tristemente nota partita di Tel Aviv contro l’Hapoel, con la palla della vittoria sfuggita dalle mani di George Bucci.

Dal maggio del 1973, la serata che consegnava la massima serie a Siena, vittoriosa 80-66 sulla Brina Rieti (i laziali sarebbero arrivati in A un mese dopo, dominando lo spareggio contro Vigevano), sono trascorsi quasi 44 anni ed una lunga serie di avvincenti scontri diretti. Non c’è più la Sebastiani, la società di oggi è nata nella limitrofa Contigliano e solo nel 2012 è approdata a Rieti, a dire il vero non c’è più neppure la Mens Sana Basket, sepolta nel 2014 da un fallimento che ancora deve chiarire molti dei suoi contorni, ma il fascino della sfida rimane. Sul parquet e ovviamente sugli spalti.

Matteo Tasso (foto archivio Augusto Mattioli)

 

 

 

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