BLOCK NOTES: LA CRISI MORDE I POLPACCI...E I REDDITI DEI SENESI

News inserita il 14-04-2016 - Attualità Siena - Rubrica Block Notes

Davvero si crede che bastino due mercatoni nel Campo e una rassegna dei vini al Monte per far decollare la capacità reddituale?

Riprendiamo da dove eravamo rimasti e cioè dai redditi dei Senesi.

Nell'ultimo Block notes sottolineavo come il nostro Comune fosse al quinto posto assoluto fra tutti i Comuni della Toscana, ma senza sfregarmi le mani per una soddisfazione solo apparente, spiegavo brevemente la composizione dei nostri redditi – pensioni di un certo peso e rendite di posizione di alcune note famiglie Senesi – facendo presente che si trattava, è chiaro, di una istantanea che fissava il momento e che non aveva niente di plastico o dinamico.

Ecco che a pochi giorni da quella foto il Sole 24 Ore fa invece piena luce sull'andamento dei redditi della nostra Toscana negli ultimi cinque anni. E questo lo capisce anche un sasso è un dato dinamico che ci dà l'idea di come si muovano – restino immobili - le cose sul territorio.

Il Sole fotografa le province, ma vista la posizione assolutamente centrale del Comune di Siena in una realtà territoriale relativamente povera, il dato che ci ci riguarda deve preoccupare e non poco i nostri amministratori a tutti i livelli. Sì, perchè Siena figura, purtroppo, al primo posto fra le province Toscane che hanno registrato il maggior calo reddituale.

Tutte sono in calo in un arco temporale nel quale la crisi ha dispiegato i suoi veleni, ma il detto che "male comune mezzo gaudio" per noi non vale. O almeno va spiegato per non fare a cozzi con quel quinto posto assoluto che aveva fatto sorridere qualche anima bella, appena una settimana fa.

Solo ad Arezzo la crisi sembra aver fatto danni minori, ma dal meno 2% della città del Petrarca è tutto un lento degradare verso l'impennata del meno 5% della realtà senese.

Non abbiamo punti produttivi industriali di peso, mentre l'artigianato muore, e non siamo stati in grado – lo dico e lo ripeto senza tema di smentita – di "trivellare", termine che va di moda, il nostro territorio per far sfruttare il nostro invidiabile giacimento petrolifero. Mi riferisco, mi spiego subito, al nostro incredibile patrimonio culturale. E' un fatto che negli ultimi cinque anni il Santa Maria sia vivacchiato, senza produrre almeno una mostra all'anno di assoluto interesse nazionale o sovranazionale. La Pinacoteca è rimasta sconsolatamente ai margini e il sistema museale provinciale senese non si è certo distinto per mezzi e intraprendenza. Si registrano più biglietti staccati per una salita sulla Torre del Mangia e una visita al Palazzo Comunale, ma non è certo con questi numeri che si possa decollare.

Qualche ingenuo mi potrebbe far notare che le cose, dopo la crisi profonda, siano destinate rapidamente a cambiare. Ed io, invece, resto convinto - ma non chiamatemi Cassandra - che la crisi morderà ancora per qualche tempo i nostri polpacci. O si crede che bastino due mercatoni nel Campo e una rassegna dei vini al Monte per far decollare la nostra capacità reddituale? Certo tutto fa e ben vengano iniziative turistiche e commerciali di buon livello, ma fino a quando tutto il carrozzone resterà impantanato di benefici influssi sui redditi ne vedremo pochi.

Anche perchè il nostro reddito è dato, l'ho già detto, da pensioni e posizioni di rendita che poco o niente producono.

La posizione di Arezzo si spiega con la forza degli aretini di riconvertirsi dal legno all'oro, all'antiquariato, per tornare ancora all'oro passando dalla grande produzione ad una produzione di nicchia.

Noi in attesa che si sblocchi la questione Monte – si sbloccherà, ma non inciderà che marginalmente sui redditi – non possiamo continuare a contare su pizzerie, osterie, bar, enoteche e pizzicherie.

Dobbiamo essere in grado di inventarci nuovi lavori, professioni e mestieri, ma tocca soprattutto alla Amministrazione Comunale dare la spinta a progetti finora solo delineati su carta.

Lo so, il Santa Maria ripartirà e con lui la Casa Comunale il Museo dell'Acqua, ma chiedere di avere un progetto integrato fra musei e giacimenti culturali e un circuito intelligente e di assoluto interesse in tutto il territorio è forse chiedere troppo?

Roberto Morrocchi

 

 

 

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