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LA STORIA DEL VINO NELL'UNIVERSO DEI SANTI CRISTIANI

News inserita il 23-10-2014

   

  

Nella cultura occidentale la presenza dell’uomo è sempre stata strettamente legata a quella della vite e del vino.Lo testimoniano le vite di alcuni santi che di questa bevanda han fatto il loro "fondamento di vita".

  

   

Nella cultura occidentale la presenza dell’uomo è sempre stata strettamente legata a quella della vite e del vino. Mosè si dimostrò un esperto viticoltore portando al mondo i tralci della vite da trapiantare e non i vinaccioli da seminare; da qui il vino diventa il filo conduttore della geologia della Bibbia. Noè, il biblico Patriarca, uscito dall’arca dopo il diluvio, piantò una vigna. Ingannato dal diavolo bevve il succo della vite e si ubriacò. Per tale episodio, egli venne da sempre ritenuto il Protettore degli ubriachi. Abramo, il primo Patriarca dell'Ebraismo, del Cristianesimo e dell'Islam, è considerato anche patrono degli albergatori, bettolieri, osti e locandieri.La stessa simbologia del sangue  che occupa un posto rilevante nel cristianesimo  è un  segno inequivocabile della radice ebraica dei significati esoterici o cabalistici del vino. I saggi maestri del giudaismo legarono la benedizione del sabato al bicchiere di vino rosso. Il  Kiddush  per Shabbat che recita: "Bendetto sia Tu Signore nostro Dio, Re del mondo, creatore della vite. etc."... (Baruch attà Adonay Elohenu melek ha-olam borèi perì ha-gafen; etc.) è infatti la più nota delle  preghiere rituali del giudaismo, dopo la professione di fede o  Shemà. Lo si ritrova nei Vangeli, ma il suo culmine lo si ha nell’episodio dell’ultima cena dove Gesù offre il vino ai discepoli pronunciando le memorabili parole “bevete, questo è il mio sangue “, da qui il vino diventa simbolo di sacrificio e di momenti sacrificali. Le origini della Festa di Ognissanti o di Tutti i Santi, che cade il 1° novembre di ogni anno, sono lontanissime e si possono rintracciare al tempo dell’antica cultura delle popolazioni celtiche.Tutto sembrerebbe risalire alla cultura celtica la cui tradizione divideva l’anno solare in due periodi: quello in cui c’era la nascita e il rigoglio della natura e quello in cui la natura entrava in letargo passando un periodo di quiescenza. I giorni di inizio di questi due periodi venivano festeggiati, il primo, durante il mese di maggio (quello della vita, e quindi della rinascita della natura) e il secondo a metà autunno (quello della morte, e della quiete della natura). Questi due giorni venivano chiamati rispettivamente Beltane e Samhain. Nello stesso periodo storico, presso i romani si festeggiava un giorno simile, per significato al Samhain: la festa in onore di Pomona, dove si salutava la fine del periodo agricolo produttivo e si ringraziava la terra per i doni ricevuti. Quando Giulio Cesare conquistò la Gallia, le due feste pagane, celtica e romana, si integrarono e i giorni per il festeggiamento cadevano, a secondo delle zone, in un periodo che si collocava tra la fine del mese di ottobre e i primi giorni di novembre. Solo in seguito i festeggiamenti caddero in un solo giorno e precisamente tra la notte del 31 ottobre e il primo novembre. Questa notte veniva chiamata Nos Galan-Gaeaf, cioè notte delle calende d’inverno, ed era il momento di maggior contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Con l’affermarsi del cristianesimo, al significato di questa festa, prettamente agricola e pagana, se ne sovrappose un altro prettamente spirituale e religioso. Con l’avvento al soglio pontificio di Papa Bonifacio IV (608) si tentò di andare oltre e cambiare la festa pagana in festa cristiana dandone così un significato puramente religioso. Per togliere ogni residuo di paganesimo, l’idea originale fu quella di abolire la festa pagana, decisione però che avrebbe scatenato le ire del popolo ancora molto ancorato alle antiche tradizioni. Si optò quindi per la compensazione e il giorno di festa religioso venne chiamato Tutti i Santi, giorno in cui poter onorare i santi e che cadeva il giorno 13 del mese di maggio. La conseguenza di questa decisione fu quella di avere due feste affiancate, una pagana e una cristiana. Circa due secoli più tardi, e più precisamente nell’835, Papa Gregorio IV fece coincidere la data della festa cristiana con quella pagana per diminuire ancor di più il peso dell’antico culto pre cristiano. Il giorno della festa di Tutti i Santi cadeva quindi il 1° novembre di ogni anno in coincidenza del giorno successivo alla notte delle calende d’inverno.

Vediamo ora, alcuni dei Santi che hanno legato in qualche modo la loro vita o il loro culto al vino. San Barnaba venerato sia dalla chiesa cattolica che da quella ortodossa, nacque a Cipro ma trascorse parte della sua vita in Grecia e in Italia. Tradizionalmente considerato il primo vescovo di Milano, il santo si guadagnò da vivere lavorando nei vigneti e viene invocato contro la grandine. « Per San Barnabà l'uva viene e il fiore va. » Si narra che Dio pregò San Vincenzo Ferrer di fare un giro tra i vigneti della Francia per benedirli, ma il santo, gustando il vino, perse la strada per il Paradiso. Volendolo punire, Dio lo trasformò in statua. Viene spesso raffigurato con un grappolo d’uva in mano e la palma del martirio. Viene invocato per la protezione dei campi, delle vigne e dei vignaioli. Sant'Urbano Vescovo di Langres nel IV secolo, patrono dei vignaiuoli e viticultori. Viene spesso rappresentato con un grosso grappolo d’uva sia nei “capitelli” che nelle espressive “edicole” collocate tra i vigneti e i sentieri, a venerazione, riconoscenza o “scaramanzia” per implorare una efficace protezione su vigne e uve, su vini e vignaioli, su cantinieri e commercianti o su “sobri buongustai”. E’ protettore dei bottai, che più anticamente erano devoti a sant’ Aproniano, anche se venne particolarmente ricordato per la sua tenacia nel rivendicare le proprietà appartenenti alla chiesa, in particolar modo una causa civile contro un'associazione di osti (e quindi il "dio Bacco") a proposito della proprietà di un edificio adibito al culto cristiano. San Remigio, Vescovo di Reims per 74 anni sino alla sua morte nel 530, fu autore di vari miracoli che ebbero il vino come protagonista. Nel suo testamento vengono citati i vigneti della regione, famosa soprattutto, per la produzione dello Champagne. San Martino di Tours oltre ad essere patrono dei soldati e dei viaggiatori, è soprattutto il protettore del vino, dei bevitori degli osti, albergatori, dei vignaioli e dei vendemmiatori. San Crispino, martirizzato insieme al fratello Crispiniano durante la persecuzione di Diocleziano,  è diventato il patrono degli osti, degli ubriachi e del vino, perché la sua festa, il 25 ottobre, cade nel periodo della svinatura ed inoltre si storpia il nome in Graspin (graspo = grappolo). San Zeno, aveva grande dimestichezza con la viticoltura e dopo la Messa i fedeli andavano da lui per avere consigli sulla vendemmia e sulla cura al vino novello. La sua effigie è spesso ritratta sulle etichette di vino ed un vino, ottenuto con uve Merlot e Cabernet, ne porta proprio il nome.Santa Elisabetta Regina del Portogallo e poi Clarissa, è la patrona degli ammalati e degli enologi. San Venceslao, Principe di Boemia morto martire, onorato come Patrono della Boemia e dei pigiatori d’uva.Fu un coltivatore di vigne e generoso elargitore di vino per la santa Messa.« Se piove per San Barnabà, l'uva bianca se ne va; se piove mattina e sera, se ne va la bianca e la nera.»

Achille Prostamo & Giovanni d'Alessandro 

 

 

 

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