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LA FEDE NON SI RUBA, MA SI POSSONO VIETARE LE TRASFERTE

News inserita il 28-10-2014

Dai bei gesti di Montecatini al "tutti a casa" imposto per Varese. Aspettando il momento degli "stress test" biancoverdi

Cinque mesi dopo, il messaggio continua a passare. Nel bel mezzo dei giusti convenevoli sull’asse Mens Sana-Monsummano, allacciatosi nel nome della correttezza, della lealtà, soprattutto del buon senso, i media hanno solo vagamente accennato allo striscione La fede non si ruba che domenica scorsa il tifo di casa ha esposto e poi appeso alle pareti del PalaTerme, omaggiando lo spirito di tutti quelli che l’11 maggio a Siena erano scesi in strada per esprimere rabbia sulla già segnata fine della loro passione sportiva. Onore alla gente della Valdinievole, che poteva benissimo infischiarsene delle nostre sventure ma non lo ha fatto. Onore a tante altre tifoserie, in categorie e da latitudini lontane (senza ripescare messaggi letti nei palasport d’Europa cito la curva di Milano, che scrisse anche tornAte presto nel momento in cui avrebbe potuto, legittimamente, far bagordi per lo scudetto appena vinto), eppure vicine agli ideali di chi, anche oggi, reclama verità e giustizia sui fatti che ci hanno portato a giocare in quarta serie.

DIVIETO DI…TIFO Quanto si spende per una trasferta Siena-Montecatini? In pullman con la Brigata (posso testimoniare) 25 euro, suddivisi fra il costo del tragitto e quello del biglietto per assistere alla partita. In auto, probabilmente, qualcosa in più, anche se molto dipende dai consumi della vettura sulla quale si viaggia. Se però la stessa domanda la si rivolge alle casse dello Stato, che poi sono le tasche dei contribuenti, viene fuori una cifra a dir poco spropositata. Prescindendo da informative, riunioni, pronunciamenti e piani di sicurezza precedenti, a spendere qualche decina di migliaia di euro bastano (e avanzano) i servizi di scorta ai pullman effettuati domenica scorsa dalle Questure lungo tutto il tragitto ed il dispiegamento, fuori e dentro dal palasport termale, di un numero abbastanza elevato di agenti appartenenti ai reparti mobili della Polizia di Stato (la cosiddetta “celere”), affiancati da una manciata di Carabinieri: tutti quanti rimborsati, come è giusto che sia, con l’aggiunta di uno straordinario per ciascuna delle ore trascorse in servizio e dell’indennità di ordine pubblico. La fredda cronaca racconta i supporters di Gecom e Meridien hanno finito per applaudirsi reciprocamente e, ci metto un po’ del mio, l’unico vero contatto con le forze dell’ordine è stato il ciao poliziotti! candidamente rivolto ad un agente da un bimbo di nemmeno dieci anni mentre la carovana biancoverde riprendeva la via di casa. Allarme rientrato? Sì, forse, anzi no, tutt’altro: trasferta vietata a Varese, la partita più importante di questo primo scorcio di stagione, e così sabato prossimo tutti davanti alla tv. E’ la prima volta nella storia della Mens Sana, purtroppo si rischia che non sia l’ultima…

ORFANI E VEDOVE Sono stato anch’io un orfano (qualcuno, in famiglia, si starà grattando a pelle), o un vedovo (altri scongiuri in arrivo dalle parti di casa), di giocatori che mi avevano fatto innamorare. Cestisticamente, s’intende, ma pur sempre innamorare. Succedeva a metà degli anni Ottanta, quando George Bucci fece i bagagli (continuo a propendere per il glieli fecero fare ma non vado oltre, perché da una controversia del genere non ne usciremmo più) e lasciò non pochi traumi in chi come il sottoscritto, sicuramente sbagliando, aveva identificato nel suo jump-shot l’essenza unica del basket di casa nostra. Non esisteva Facebook, purtroppo, e quindi non mi era possibile condividere pubblicamente il dolore che scandiva certe giornate: dal lunedì al sabato trovavo conforto rileggendo vecchi numeri di Superbasket (quello di Aldo Giordani), oppure appiccicando dietro la porta di camera le foto del divino con addosso la maglia numero 11. E la domenica? Mi asciugavo gli occhi e il naso, andavo al palazzo e, facendomene una ragione, tifavo per Prosperi, Nunzi e Scaranzin (mitico Silla Scaranzin!) senza riversare loro addosso il peso ingombrante di Bucci, Bantom, Malagoli, Fernsten, Bovone, Ceccherini e tanti altri. Sul conto dei quali non arrivavano, in tempo reale, notizie che potessero coprire, quando non addirittura provare ad oscurare, le misere imprese di una Mens Sana che faticava, da morire, in serie B. Non esisteva Facebook, per fortuna.

I NOSTRI STRESS TEST Postilla sul basket giocato. Difficilmente ricapiterà di fare i conti, tutti assieme, coi virus di stagione e di non fare canestro nemmeno in una vasca come accaduto domenica scorsa a Montecatini, ma certo non si può pensare che i valori di questa serie B siano assoggettabili allo standard dei trentelli rifilati in precedenza a Empoli, Mortara e Torino. Fatta eccezione per Piombino, del resto, la Gecom deve incontrare tutte quelle squadre che la inseguono in classifica: il momento degli…stress test, insomma, sta per arrivare anche dalle parti di viale Sclavo.

Matteo Tasso

 

 

 

 

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