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I MIGLIORI VINI BIANCHI PER UNA GRANDE CENA DI PESCE

News inserita il 08-06-2012

 

Un vino poco conosciuto ma che rappresenta la produzione principale in termini di quantità di tutta la Valle della Loira è il Muscadet. Si produce nella vasta area intorno a Nantes, non molto distante dalla costa Atlantica. Il Muscadet è un vino relativamente semplice e prodotto con uva Melon de Bourgogne, localmente detto Muscadet. I migliori esempi di questo vino provengono dalla sottozona di Muscadet de Sèvre-et-Maine, un distretto che prende il nome dai due omonimi fiumi che scorrono nella zona. Il Muscadet è generalmente un vino semplice e immediato, famoso per i suoi abbinamenti con i crostacei e i frutti di mare. Con lo scopo di aumentare la complessità e la struttura di questo vino, negli anni 1970 e 1980 molti produttori iniziarono a fare maturare il Muscadet sur lie - cioè sulle proprie fecce e lieviti - una pratica che, in effetti, conferisce al vino un maggiore interesse.
Oggi si tende a produrre entrambi gli stili, tuttavia il più frequente è appunto sur lie, generalmente riportato in etichetta. La fermentazione del Muscadet è generalmente svolta in vasche d'acciaio, tuttavia alcuni produttori utilizzano botti di diverse misure anche per la maturazione.
Un perfetto matrimonio di questo piccolo grande vino è quello con le ostriche, naturalmente crude.
Come aprire e mangiare le ostiche crude? Intanto senza guscio, che deve essere divelto con una tecnica specifica e tutt’altro che semplice. Se volete saperne di più, leggete qui. Esistono diversi modi per gustare la regina dei molluschi e siamo giusto in tempo per parlarne, visto che l’inverno è il momento più adatto per il consumo. I bretoni avevano una regola semplice per indicare i mesi migliori nei quali gustare le ostriche, ossia quelli con la R, quindi: settembre, ottobre, novembre, dicembre, gennaio (janvier, in lingua), febbraio, marzo e aprile.
Ma come mangiarle? Se aprite il mollusco nel modo giusto si staccherà dal fondo. Quindi rovesciate la conchiglia tra le vostre fauci spalancate con tutto il liquido interno e assaporate bene. Sfruttando la lingua, schiacciate un pochino il mollusco sul palato e all’occorrenza date una leggera ciancicata, quindi mandate giù. Le ostriche non si masticano, si ingoiano.
In Italia è il modo più gettonato. Portate in tavola il vostro vassoio di ostriche già aperte, un piattino con le fette di limone tagliate per la lunghezza e non per la larghezza (evitiamo l’effetto fettine da tè, per carità!), un bella macina contenente un qualche pepe che valga la pena, mi verrebbe da dire Sichuan. Il rituale è semplice: prendere l’ostrica, spremere all’interno un pochino di limone, aggiungere un giro di pepe, spalancare le fauci e gustare, come sopra.
La nostra referenza è il Muscadet Sevre et Maine dell’Azienda Bruno Cormerais, lo reperite in qualche buona enoteca per una cifra inferiore ai 10 euro, sarà un aperitivo sontuoso.
Gran parte delle vigne ha tra 30 e 70 anni. Con quattro cuvée differenti di Muscadet sur lie, tutti i territori della proprietà sono rispettati. Alcune  cuvée riposano sui loro lieviti per più di due anni, cosa che dona grasso, ampiezza e ricchezza.
Bruno Cormerais ha la reputazione di vendemmiare tardivamente per ottenere una maturità ottimale dei suoi vini.
Dalla Francia, ritorniamo in Italia per un altro campione di tipicità e di bevibilità, il Blanc de Morgex e de la Salle, tra i vari interpreti vi segnalo la Cave du Vin Blanc de Morgex e de la Salle.
In passato il Blanc de Morgex et de La Salle era commercializzato dai singoli vignerons, con produzioni peraltro modeste che non garantivano una presenza costante sul mercato né una corretta divulgazione della complessiva immagine vitivinicola.
Alcuni stimoli interni, quali il giusto senso di orgoglio per le proprie tradizioni e la secolare abitudine al lavoro in gruppo nei villaggi alpini, ed esterni, quale la lungimirante azione di Don Bougeat, Parroco di Morgex fino al 1971, hanno dato spunto per la creazione della “Association des Viticulteurs”.
Nel 1983, a distanza di un decennio e sulle ceneri di questa, quale primo risultato della politica di sostegno e sviluppo della viticoltura valdostana attuata dalla Amministrazione Regionale, è stata fondata la Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle, che ha successivamente preso possesso dei locali della nuova sede di Morgex, tecnologicamente all'avanguardia.
Nel primo decennio di attività di vinificazione la Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle ha raggiunto pressoché il raddoppio del numero dei soci, attualmente un centinaio, ed incrementato del 100% la propria produzione, ora quantificabile in 150.000 bottiglie annue: una ulteriore conferma del successo di un cammino intrapreso ridando vita a vitigni ormai abbandonati sulle pendici del Monte Bianco, nel desiderio di non lasciar morire una secolare tradizione dei luoghi.
Certo, il dato produttivo può sembrare ridotto rispetto ad altre realtà vitivinicole, ma occorre ricordare che questo rappresenta oltre il 90% delle uve raccolte nei comuni di Morgex e La Salle, per un totale di 20 ettari di superficie, e, soprattutto, che le caratteristiche geomorfologiche del terreno presentano scarsa possibilità di espansione.

La Valle d’Aosta è terra di contrasti e neppure i vitigni della regione si sottraggono alla regola. Gli estremi dell’habitat della vite sono La Salle e Morgex, dove a 1200 metri di quota larici ed abeti si arrampicano sui primi pendii del Monte Bianco. Utilizzando un’uva cresciuta e maturata in un ambiente aspro e caratterizzato da forti contrasti termici, il vigneron applica ancora antiche regole trasmesse attraverso le generazioni. Dalla potatura all’imbottigliamento, l’introduzione delle più moderne tecnologie ha comunque mantenuto il carattere tradizionale della viticoltura valdostana. Un ideale viaggio alla sua scoperta può essere condotto fra le 20 sottodenominazioni della D.O.C. “ Valle d’Aosta - Vallée d’Aoste ”, che rappresentano i vini di qualità della regione: tra questi, giustamente conosciuto per peculiarità veramente uniche, il Blanc de Morgex et de La Salle. Il Vitigno è il Prié blanc utilizzato in purezza. Ha un colore giallo paglierino, tendente al verde, è caratterizzato al naso da delicate sensazioni di erbe di montagna che si accompagnano ad un tenue sentore di salvia.
Il sapore è altrettanto particolare sensazioni di mela renetta, si fondono con una equilibrata mineralità e si chiudono con un leggero retrogusto amarognolo che richiama la mandorla.
Adatto anche come aperitivo, si accompagna con antipasti delicati di “motsetta”, con piatti di pesce o carni bianche crude o preparate (“carbonada”). Ottimo con fontina e reblec. Un abbinamento curioso: da provare con la pizza al pomodoro e basilico.
Anche il questo caso lo trovate in enoteca abbondantemente al di sotto della soglia dei 10 euro.
Per chiudere in bellezza il nostro podio dei bianchi low cost ecco  ci spostiamo nella zona di confine tra Liguria e Toscana: il protagonista assoluto qui è il Vermentino Colli di Luni.
La Denominazione di Origine Controllata "Colli di Luni Vermentino" è riservata al vino bianco ottenuto dalle uve fermentino per almeno il 90% e altri vitigni a bacca bianca autorizzati o raccomandati per la provincia della Spezia e di Massa Carrara, in quantità non superiore al 10%.
Il territorio del Colli di Luni Vermentino comprende 14 comuni in provincia della Spezia e 3 comuni in provincia di Massa Carrara.
Il vino "Lunense", prodotto nella piana di Luni già nel VI° secolo a.C. dal popolo dei Focesi, che fondò molte città sulla costa fino alla Francia, testimonia l'antica vocazione vitivinicola di questa zona.
Il Colli di Luni Vermentino si presenta alla vista di colore giallo paglierino più o meno intenso, limpido, con riflessi dorati e di buona consistenza. Al naso offre sensazioni molto pronunciate di frutti esotici maturi, con lievi suggerimenti di macchia mediterranea ed eleganti note floreali di acacia. In bocca è secco e caldo, con toni morbidi in piacevole evidenza, tuttavia mitigati sul finale, lungo e persistente, da una buona dotazione sapida.
La sua alcolicità media si assesta intorno al 12,5%.
Per le sue caratteristiche organolettiche è un vino che bene si abbina alla cucina tipica locale: oltre alle più variegate ricette a base di pesce fresco e crostacei, accompagna con ottimi risultati piatti come le trofie al pesto, i tagliolini con zafferano e pesce ed ancora, "muscoli" alla marinara, torte di verdura, formaggi freschi.
Servendo il Colli di Luni Vermentino ad una temperatura di 12°C, in bicchieri media ampiezza con stelo alto, se ne riescono ad evidenziare i peculiari aspetti organolettici.
Tra i vari  prodotti puntiamo decisamente al top con l’etichetta nera di Cantine Lunae Bosoni. L’Etichetta nera nasce da una particolare selezione delle uve nei vigneti a maggior vocazione. Si raccolgono soltanto i grappoli migliori, sottoposti ad una criomacerazione per un periodo di circa 48 ore, ad una pressatura soffice e ad una vinificazione in vasca di acciaio a temperatura controllata. Ne deriva un vino ricco di complessità: i tradizionali caratteri del vermentino si arricchiscono e si esaltano si a al naso che in bocca. Struttura e spalla acida regalano al vino in bottiglia longevità ed interessanti evoluzioni. L’annata 2010 è stata recentemente insignita dei tre bicchieri dalla prestigiosa guida del Gambero Rosso.
Saliamo appena con il prezzo, siamo infatti sui 12 euro, ma come è noto“noblesse oblige”.
Per concludere un piccolo consiglio, ricordate di non servire i vostri bianchi troppo freddi (buona regola è non scendere sotto gli 8 - 10 C°), rischiereste di compromettere la magia dei loro profumi!

Achille Prostamo & giovanni D'Alessandro

 

 

 

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