SIENA NOTIZIE NEWS

 

ASPETTANDO PASQUA E PASQUETTA CON LE RICETTE DELLA TRADIZIONE

News inserita il 12-04-2014

 
 
 

Anthelme Brillat-Savarin (1755-1826), celebre uomo politico e gastronomofrancese in una sua opera scrisse “Un pasto senza vino è come un giorno senza sole”.


 
 
   

Doppia eclissi di luna e di sole in questo mese di Aprile. La prima sarà totale, la spettacolare luna rossa, che sarà osservabile il 15 aprile. Poi toccherà al sole, che il 29 aprile sarà coinvolto in una altrettanto caratteristica eclissi anulare. Ciò che i pochi fortunati potranno ammirare del cielo, alla fine del mese, sarà dunque un anello di fuoco. Pochissimi fortunati, visto che l’eclissi anulare di sole sarà osservabile solo da una piccola zona dell’Antartide, alle 6.04 GMT, poco dopo le 8 ora italiana. Fortunati ma ignari saranno i pinguini che potranno vedere il sole oscurarsi fino a notare solo un anello rossastro attorno.
Passando all’ambito gastronomico le ricette di Pasqua comprendono una serie di piatti che tradizionalmente si preparano ogni anno per questa festa.
Gli alimenti protagonisti della Pasqua sono l'uovo e l'agnello accompagnati da insalate e primizie di stagione in omaggio a una natura che rinasce dopo una morte apparente.
Mangiare le uova, sinonimo di fecondità, nelle tradizioni più antiche celebrava la primavera: nel loro guscio si nascondeva il mistero della vita e il mangiarle simboleggiava la resurrezione della natura. Appoggiandosi a queste antiche credenze, i primi cristiani fecero dell'uovo il simbolo di Cristo, apportatore di vita e incominciarono a distribuire tra i fedeli un cestino di uova benedette.
Il mangiare l'agnello invece ricorda il sacrificio di Cristo "agnello di Dio".
Le ricette di Pasqua saranno dunque a base di questi alimenti. Uova e primizie di stagione in antipasti, in torte salate, in insalate e in tantissimi dolci. Gli agnelli saranno cotti in mille modi diversi.
Non mancano ricette provenienti da culture lontane dove però, la Pasqua è molto sentita. Piatti per tutti i gusti anche per chi è vegetariano ed un’ampia scelta di ricette per la scampagnata fuori porta di Pasquetta. Parlando di dolci, quello più conosciuto della Pasqua senese e toscana in genere è senza dubbio la schiacciata che viene preparata nel periodo della Settimana Santa e offerta nella giornata di Pasqua a parenti e amici accompagnata da un generoso bicchiere di Vin Santo e dall’immancabile uovo di cioccolata. L’origine della schiacciata, che è una “pizza pasquale” dolce, ha tradizioni antiche legate al mondo contadino. Il termine schiacciata, deriva dal grande numero di uova che vengono utilizzate (schiacciate) per ottenere questo dolce. L’usanza di utilizzare nel periodo Pasquale un grande numero di uova deriva direttamente dal Medioevo quando a causa della Quaresima, nei “40 giorni neri” era proibito mangiare tutto fuorché verdura e pesce, così enormi quantità di uova (una volta non esistevano i frigoriferi) si accatastavano in dispensa per poi essere utilizzate in grande quantità nella preparazione dei dolci pasquali. In molti luoghi della provincia di Siena la schiacciata viene segnata da una raggiera di strisce a ricordare lo schema del “Sole raggiante” di San Bernardino.
C’è poi il Pan di ramerino che è il tipico pane della Quaresima che si prepara il Giovedì Santo. E’un pane di origine medievale di semplice fattura arricchito dal ramerino (rosmarino) macinato e mescolato insieme all’olio extravergine d’oliva. Questo pane nelle campagne era ritenuto un pane di devozione e, durante la Quaresima, veniva preparato con grandissima cura secondo un rituale ben preciso dove ogni ingrediente aveva il suo esatto significato simbolico. Nello specifico il rosmarino è simbolo dell’immortalità e dell’amore eterno.
Se le preparazioni protagoniste delle nostre tavole pasquali sono tante, non possono essere da meno i vini da abbinare ai vari piatti. Molto spesso non è possibile avere tante etichette a disposizione ed allora evidenziamo il bianco o il rosso che può essere un felice compromesso per accompagnare l’intero pranzo pasquale. Va fatta eccezione per il dessert, naturalmente, sul quale non si scappa dal tradizionale abbinamento con il Vinsanto.
Nel cuore del Chianti Classico sorge l’ Agriturismo Monteraponi, antico borgo medievale situato sul poggio omonimo, appartenuto al Conte Ugo Marchese e governatore di Toscana sulla fine del X secolo; il quale per atto di donazione lo assegnò alla badia da esso fondata in Poggio Martori (Poggibonsi Alto).
La struttura centrale rimasta pressoché intatta è caratterizzata dalla presenza di una torre a base quadrata. Sul cassero della torre sono ancora visibili e ben conservati gli archivolti, le tipiche finestre del XII secolo. Tale edificio per la sua collocazione centrale e rialzata rispetto al resto del borgo, doveva essere l’abitazione del signore. Dello stesso periodo sono le cantine sotto la torre sormontate da un ampio soffitto ad un’unica volta dove vengono fatte riposare le bottiglie di vino prodotte dall’azienda.
Il Chianti Classico Monteraponi è prodotto da un assemblaggio di uve 90% Sangiovese e 10% Canaiolo;
è un vino elegante dallo stile tradizionale, dai profumi legati a frutti rossi maturi, integri, ai quali si abbina una struttura equilibrata tannini levigati e aciditá misurata. È affinato per 12 mesi per un 30% della quantità in barriques di Allier di secondo passaggio per il restante 70% in botti da 23 Hl sempre di Allier. Prima di essere messo in vendita completa l’affinamento un mese in cemento e tre mesi in bottiglia.
Fedele interprete del vitigno sangiovese è un piccolo grande capolavoro nella sua tipologia, lo trovate in enoteca sui 15 euro.
“.…bacia, morde, lecca e picca e punge”  Così descrisse la Vernaccia Michelangelo Buonarroti il Giovane, ne "L'Aione" edito nel 1643.  Un giudizio che, umanizzando il vino, gli si addice.  Non fu il solo. Lo precedette nel 1541 Sante Lancerio bottigliere di Sua Santità Paolo III, elogiandone le qualità.  Lo stesso il Redi nel suo Ditirambo. La fama del Vernaccia di San Gimignano ha almeno cinque secoli. Pochi altri vini possiedono un così ricco bagaglio storico.  Già nel 1276 il commercio della Vernaccia prosperava. In certi documenti di quell'epoca, per la precisione gli "Ordinamenti della Gabella del Comune di San Gimignano" si parla dell'imposizione di una tassa di "tre soldi per ogni soma di Vernaccia fuori Comune" e dell'istituzione di un registro dei Provveditori o Pesatori di Vernaccia. Anche se controversa l’origine del vitigno, i secoli di ambientazione in loco, ne fa ormai un vitigno autoctono. Il Vernaccia di San Gimignano è stato il primo vino italiano a essere insignito con la Doc nel 1966, e nel 1993, con la Docg.  Nella splendida campagna toscana, a 3 km dal centro di San Gimignano, si trova la Tenuta le Calcinaie. Dal 1995 l'azienda produce uva con sistemi biologici: questo significa sali di rame e zolfo per i trattamenti antiparassitari e letame per le concimazioni quindi prodotti a bassissima tossicità.
In uscita come sempre in ritardo rispetto agli altri, questo vino dimostra che la scelta è veramente azzeccata. Colore paglierino intenso con nuance cariche e riflessi ancora verdolini, mostra un naso decisamente articolato ed avvincente. Il fruttato, con la nota classica di pesca bianca e susina gialla, è ben presente. Poi fiori di campo e un filo di zafferano su un sottofondo appena fumé. Bocca di rara potenza da un buon millesimo basato su una bellissima acidità che è ancora viva e dà alla massa estrattiva di buon peso una certa agilità. Ottima la progressione gustativa che non si attenua fino al finale di rara compattezza e potenza.Lo trovate in enoteca intorno ai 12 euro. Sarà il compagno ideale per accompagnare le pietanze preparate per la tradizionale gita fuori porta del Lunedì dell’Angelo.
Il Vinsanto di Montepulciano Doc di Maria Caterina Dei viene prodotto con malvasia, trebbiano e saldo di grechetto. Le uve vengono poste ad appassire su appositi graticci e dopo una soffice pigiatura il succo ricavato viene fatto fermentare, nel periodo invernale, molto lentamente in piccole botti.
Invecchiato in caratelli ed in piccole botti di rovere per un periodo non inferiore ai 3 anni, viene imbottigliato dopo essere stato riunito in un unico corpo.
Vino dolce adatto all’invecchiamento da degustare alla temperatura di 10-12°C. La sua ampia gamma olfattiva con sentori di frutta candita e pasta di mandorla e la sua complessità lo rendono adatto ad abbinamenti con torte secche e crostate.
Scrisse Anthelme Brillat-Savarin (1755-1826), celebre uomo politico e gastronomo francese “Un pasto senza vino è come un giorno senza sole”.


Achille Prostamo & Giovanni D'Alessandro

 

 

 

Galleria Fotografica

Web tv