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A RADDA E A GAIOLE GLI SCENARI DELLA VENDEMMIA 2014

News inserita il 29-09-2014

 

Abbiamo cercato di sondare gli umori di due cantine alla vigilia della vendemmia del sangiovese, una molto grande, la Barone Ricasoli a Gaiole in Chianti e una più piccola, ma che rappresenta già una solida certezza tra gli appassionati, Val delle Corti a Radda in Chianti.

 

Tra il IX e X secolo la zona di Radda vide la nascita della società feudale che comportò l'incastellamento dei villaggi. Il primo documento certo in cui si cita Radda è un diploma del 1002 in cui l'imperatore Ottone III confermava la donazione fatta dalla Contessa Willa in favore della Badia Fiorentina. La località Radda appare in molti documenti della Badia Fiorentina fino al XII secolo. In un documento della Badia a Coltibuono del 1041 viene riportato "Ramda judicaria fiorentina et fesulana". In data 25 maggio 1191 l'imperatore Enrico VI concede il castello di Radda e la sua corte in feudo ai Conti Guidi, lo stesso feudo venne nuovamente confermato dall'imperatore Federico II, anche se già nel XIII secolo il territorio raddese risulta dipendente da Firenze. Il castello venne saccheggiato dai Senesi nel 1230 mentre nel 1268 fu occupato, insieme ad altre località chiantigiane dalle truppe francesi guidate da Carlo d'Angiò.
Una nuova occupazione e un nuovo pesante saccheggio Radda lo subì poi durante la seconda invasione aragonese nel 1478. Amministrativamente Radda era il capoluogo della Lega del Chianti, comprendete i terzieri di Radda, Gaiole e Castellina. Dalla fine del XIII secolo divenne sede di un podestà nominato dai fiorentini e nello statuto comunale del 1415 Radda venne confermata quale capoluogo della Lega. Il primo ricordo di Gaiole si trova invece in una carta della Badia a Coltibuono risalente al 1086 ed a quell'epoca gli abitanti dei vicini castelli di Vertine, Montegrossi e San Donato in Perano iniziarono ad incontrarsi sul fondovalle, lungo il torrente Massellone per scambiarsi le merci; inizialmente il mercato era situato ai piedi del castello di Barbischio. Il mercato di Gaiole è citato in atti notarili fin dal 1215.
Nel XIV secolo Gaiole e la sua comunità entrarono a far parte della Lega del Chianti. Ancora nel XVIII secolo il mercato di Gaiole era un importante avvenimento per la zona come testimoniò nelle sue relazioni il granduca Pietro Leopoldo a seguito della visita fatta nel luglio 1773. Fino all'inizio del XIX secolo amministrativamente faceva parte della provincia di Firenze ma in epoca napoleonica, durante il Regno d'Etruria, venne inserito nel Dipartimento Senese e in provincia di Siena rimane tutt'ora. Per molti anni fu sindaco Bettino Ricasoli.
Di particolare interesse in questa zona sono i numerosi castelli che popolano le campagne circostanti il capoluogo, meritano sicuramente una visita: il castello di Meleto, Badia di Coltibuono, il castello di Montegrossi e il castello di Barbischio.
Sui Monti del Chianti la roccia di galestro si trova nella dorsale che da Mercatale volge verso Panzano. A Greve in Chianti nelle zone sopra Querciabella e Melazzano. A Radda in Chianti nella zona Nord, come a Caparsa, Docciole e Val Delle Corti. A Gaiole in Chianti, nelle zone alte come Monti, Cacchiano e S. Martino ma anche a S. Donato in Perano.
Il galestro in annate piovose e umide è dunque l’ideale: non trattiene la pioggia, l'acqua filtra, l'aridità del suolo conferisce poca energia alle viti e non ci cresce erba. E' dunque particolarmente adatto nelle annate fresche e piovose come quest'anno. In questi terreni ci sono uve perfettamente sane.
Come si vede quelli di Radda e Gaiole sono territori con secoli di storia e un terreno molto vocato che certificano l’eccellenza di un prodotto che non ha eguali al mondo. Più affilati e profumati i vini di Radda, più polposi e fruttati quelli di Gaiole.
Abbiamo cercato di sondare gli umori di due cantine alla vigilia della vendemmia del sangiovese, una molto grande, la Barone Ricasoli a Gaiole in Chianti e una più piccola, ma che rappresenta già una solida certezza tra gli appassionati, Val delle Corti a Radda in Chianti.
A che punto è la maturazione del sangiovese nella  Vostra zona di produzione? A Suo parere cosa può ancora cambiare nelle prossime settimane?
Secondo Roberto Bianchi di Val Delle Corti “Siamo abbastanza indietro, come previsto. Sono però ottimista perché l’andamento meteorologico degli ultimi giorni è stato molto favorevole: notti fredde e sole caldo di giorno. Se il tempo volgerà al bello nei prossimi sette - dieci giorni, tiriamo fuori anche quest’anno “un ottimo prodotto”. Certo, non sarà un’annata grossa e potente, ma va bene così dopo le ultime annate fin troppo calde. Se invece il tempo si mettesse all’umido/piovoso e caldo, allora dovremmo intervenire tempestivamente prima che la botrite si mangi anche i pali.”
Secondo Massimiliano Biagi, Enologo della Barone Ricasoli “La maturazione del sangiovese ad oggi 25 settembre è a buon punto. Le zone con le migliori esposizioni e con suoli ricchi in scheletro stanno dimostrando una buona qualità, e saranno vendemmiate ad ottobre, per far esprimere a pieno tutto il patrimonio polifenolico del sangiovese. Nelle zone a terreni più freschi e pianeggianti le uve stanno mostrando cedimenti di buccia, quindi sono da vendemmiare in tempi brevi”.
Nella Sua esperienza di vignaiolo a quale annata del passato potrebbe paragonare questa bizzarra vendemmia 2014?
RB “2002, 2005 forse, ma adesso si rischia di fare meglio comunque. I veri problemi li stanno avendo i colleghi che hanno subito grandinate forti oppure massicci e ripetuti attacchi di tignoletta, che hanno messo a repentaglio la sanità delle uve.”
MBPurtroppo negli ultimi anni abbiamo assistito ad annate tutte diverse le une dalle altre. Conferma è anche il 2014, annata molto difficile in quanto caratterizzata da piogge abbondanti nei mesi estivi, temperature al di sotto della media, che hanno aiutato lo sviluppo di molti patogeni della vite, dai classici funghi (peronospora ed iodio) agli insetti, in particolar modo tignola e tignoletta, che possono causare danni irrimediabili ai grappoli. Chi ha lavorato bene in vigna però potrà portare delle uve sane e di qualità”.
Cosa rappresenta secondo Lei per un produttore di vino un’annata difficile? Solo una sfida o anche un’opportunità?
RB Negli anni ‘facili’ è fin troppo facile fare vini buoni o eccellenti. Le annate complicate mettono alla prova la capacità, l’esperienza, la tenacia e la profondità di intuizione del vignaiolo. E’ in simili annate che vengono fuori le vere qualità sia del produttore che delle varietà specifiche del territorio. A meno, naturalmente, che non si bari : osmosi inversa, concentratori, mosti concentrati, acqua distillata, etc. etc. Le preferisco comunque alle prime”.
MB “Dipende quanto difficile!! Certamente è di grande soddisfazione produrre vini buoni in annate come queste, vedremo! Quindi è una sfida”.
Ha effettuato una vendemmia verde? Se si quando?
RB “No. Non ho diminuito il carico d’uva per piede per cercare in questo modo di contenere e distribuire il carico d’acqua importante che hanno avuto le vigne dalla primavera in poi. Adesso sto passando a togliere il superfluo, sperando di poter vendemmiare sul serio tra una diecina di giorni.”
MB “Abbiamo diradato il sangiovese alla fine di luglio. Quest'anno è una tecnica che si può rivelare vincente, assieme alla sfogliatura, che ha permesso ai grappoli di asciugare velocemente”.

La gestione naturale del vigneto è un ostacolo o un aiuto quest’anno?
RBLa gestione naturale del vigneto è sempre un aiuto per le piante. Sviluppano anticorpi e capacità reattiva a situazioni di stress vario che aiutano sempre, soprattutto nelle annate difficili. Chi lavora in convenzionale statisticamente sta avendo più problemi di chi lavora in bio o biodinamico. E’ un’evidenza.”
MBA dire il vero devo ancora capire cosa si intende gestione naturale, visto che qualsiasi intervento ad una coltura annulla la naturalità! Se una vigna si lascia andare "naturalmente" questa diventerà una liana in pochi anni, produrrà pochissima uva e di bassa qualità. Se si parla invece di gestione "biologica", penso che gli operatori avranno fatto tantissimi trattamenti e non sempre saranno riusciti a difendere il raccolto. Io personalmente preferisco adottare un sistema di gestione integrato. La definizione stessa ci spiega il concetto di utilizzare al meglio sia tecniche convenzionali che biologiche, nel rispetto dell'ambiente, dell'uomo e del portafoglio del produttore: qualcuno la chiama agricoltura sostenibile, io la definisco ragionata”.
Come recita un vecchio proverbio: “Per San Michele ( 29 Sett.) l'uva è come il miele”.

Achille Prostamo & Giovanni D'Alessandro

 

 

 

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